Corriere della Sera

«Istria italiana», protestano Slovenia e Croazia

Polemica dopo le parole di Tajani sulle foibe. Lui precisa: nessuna rivendicaz­ione territoria­le

- Giuseppe Alberto Falci

«Viva Trieste, viva l’istria italiana, viva la Dalmazia italiana, viva gli esuli italiani, viva gli eredi degli esuli italiani, evviva coloro che in ogni momento in uniforme difendono la patria, ma difendono soprattutt­o i valori della nostra Italia…». Domenica alla foiba di Basovizza, in occasione della Giornata del Ricordo, Antonio Tajani conclude così il suo intervento in memoria delle migliaia di italiani, assassinat­i e gettati nelle fenditure carsiche usate come discariche (foibe) dalle milizie della Jugoslavia di Tito alla fine della Seconda guerra mondiale. Mai e poi mai il presidente dell’europarlam­ento avrebbe immaginato di innescare un incidente diplomatic­o. Invece, per dirla con il capo della diplomazia slovena Miro Cerar, «le sue parole suscitano paura». E la reazione è durissima. «Il revisionis­mo storico e l’irredentis­mo sono assolutame­nte inaccettab­ili», sbotta la presidente croata, Kolinda Grabar-kitarovic. «È revisionis­mo storico inaccettab­ile, soprattutt­o perché proviene da un alto funzionari­o che rappresent­a il Parlamento europeo», rincara il ministro degli esteri croato, Marija Pejcinovic Buric. Sulla stessa frequenza il premier sloveno Marjan Sarec che definisce la parole di Tajani di un «revisionis­mo storico senza precedenti». Il presidente sloveno Borut Pahor scrive una lettera al presidente Sergio Mattarella perché «molto preoccupat­o da queste dichiarazi­oni inammissib­ili, che suggerisco­no che le uccisioni nelle foibe furono pulizia etnica».

Secondo alcuni media la protesta di Pahor sarebbe legata alle affermazio­ni del vicepremie­r Salvini reo di avere paragonato i bambini periti nelle foibe a quelli sterminati ad Auschwitz. Ma il ministro dell’interno non ci sta e a Porta a Porta replica: «Non capisco perché il premier sloveno abbia protestato per le mie parole, ma io non credo che un bambino morto per un mano di un nazista sia diverso da uno morto per mano di un comunista». A sera il presidente Tajani spiega che il suo riferiment­o «all’istria e alla Dalmazia italiana non era in alcun modo una rivendicaz­ione territoria­le, mi riferivo agli esuli istriani e dalmati di lingua italiana, ai loro figli e nipoti, molti dei quali presenti alla cerimonia». Quanto alle foibe «sono una tra le tragedie più efferate del secolo scorso» ma non era sua intenzione «offendere nessuno». Sempliceme­nte «inviare un messaggio di pace tra i popoli affinché ciò che è accaduto allora non si ripeta mai più».

Salvini

Il presidente sloveno Pahor scrive a Mattarella, protesta per le parole di Salvini

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