L’arte del facsimile La copia della Gioconda e gli altri falsi milionari
Le quotazioni a Sotheby’s in un mercato fuori controllo
In assenza di originali, nel cinquecentenario dalla morte la febbre per Leonardo da Vinci investe il mondo delle copie. Una «Gioconda» venezuelana e un disegno, non di Rubens, che riproduce la perduta «Battaglia di Anghiari» affrescata da Leonardo nel 1506 a Palazzo Vecchio di Firenze, sono stati pagati cifre macroscopiche nell’ultima asta di Old Master di Sotheby’s a New York il 30 e 31 gennaio.
Il mercato intorno a Leonardo e ai suoi facsimile è del tutto fuori controllo e senza regole, a partire dai 450 milioni di dollari pagati per il controverso «Salvator Mundi», per ora mai esposto al Louvre di Abu Dhabi e, secondo alcuni, mezzo per scambio illecito di denaro nel Russiagate. Un museo, il Louvre di Abu Dhabi, che il 5 dicembre si è assicurato un altro volto di Cristo: quello dipinto da Rembrandt tra il 1640 e il 1656. Il problema è che con il forte intervento sul mercato di arabi e russi per assicurarsi un Leonardo o un dipinto della sua Scuola la differenza tra originale e copia sembra essersi assottigliata o saltata. Del resto, se l’informazione è fatta di news e fake news nell’arte sta diventando «originale» ciò che in origine non lo era.
Il 30 gennaio, dunque, un disegno che rappresenta «La battaglia di Anghiari» (un gesso nero con tocchi di penna e inchiostro di 43 x 56 cm), stimato tra i 25 e i 35 mila dollari, è stato aggiudicato a 795 mila dollari. Il disegno, «ampio e dinamico», dicono gli esperti di Sotheby’s, del capolavoro perduto di Leonardo, fu considerato di Rubens fino alla metà del XX secolo, da quando si crede sia un’opera anonima italiana. Rubens, infatti, non avrebbe mai potuto vedere l’affresco di Leonardo quando arrivò in Italia nel 1600. Tuttavia, acquistò un disegno anonimo della composizione che rielaborò ed ora è