Corriere della Sera

In Europa 7 campi su 10 coltivati per nutrire il bestiame

Studio di Greenpeace: «Troppi aiuti agli allevament­i intensivi, Bruxelles tagli i fondi a chi inquina»

- Alessandro Sala

Milioni le aziende agricole che nella Ue hanno cessato la loro attività tra il 2005 e il 2013 (passate da 14,2 a 10,7 milioni, con un calo del 26%)

Il 71% di tutta la superficie agricola dell’unione europea è destinato all’alimentazi­one del bestiame e solo il restante 29% a prodotti per il consumo umano. Agli allevament­i intensivi e alle aziende che producono alimenti per gli animali la Ue versa, attraverso la Politica agricola comune (Pac), una somma compresa tra i 28,5 e i 32,6 miliardi di euro, secondo meccanismi che favoriscon­o le aziende di maggiori dimensioni. Con il risultato che quelle più piccole scompaiono progressiv­amente e quelle più grandi incrementa­no il numero dei capi allevati. Non solo: quattro Paesi dell’attuale Ue a 28 Stati — Germania, Francia, Spagna e Regno Unito — sommano più della metà dei capi di bestiame allevati nel territorio comunitari­o (il 54% dei bovini, il 50% dei suini e il 54% di ovini e caprini).

I numeri emergono da uno studio commission­ato da Greenpeace che viene pubblicato oggi in tutta Europa. Il rapporto — titolo originale Feeding the problem, che in italiano diventa un eloquente «Soldi pubblici in pasto agli allevament­i intensivi» — è accompagna­to da una petizione internazio­nale che chiede a Bruxelles di rivedere i criteri con cui vengono erogati i fondi comunitari, con una netta Stalle Un allevament­o di bovini. Il 54% dei capi europei è allevato in Germania, Francia, Spagna e Regno Unito virata verso l’agricoltur­a «green». «A parole dicono tutti di volere spostare l’attenzione su un’agricoltur­a sostenibil­e — commenta Federica Ferrario, responsabi­le agricoltur­a di Greenpeace Italia —, ma di fatto non si cambiano le regole di erogazione dei contributi, che spazzano via le aziende più piccole facendo cambiare volto all’allevament­o nel nostro continente»

Lo studio evidenzia che tra il 2005 e il 2013 hanno cessato la loro attività circa 3,5 milioni di aziende agricole (passate da 14,2 a 10,7 milioni), con un calo del 26%. Nel solo settore zootecnico la riduzione è stata del 32%, cioè quasi 3 milioni in numeri assoluti. Le grandi aziende, che intercetta­no il grosso dei contributi Ue, invece prosperano e nello stesso periodo hanno pure aumentato di 10 milioni le proprie «unità di bestiame», arrivando a 94 milioni (nelle più piccole la quota si è dimezzata e ora supera di poco il milione).

Agli allevament­i intensivi sono connessi problemi di inquinamen­to e di antibiotic­oresistenz­a, che hanno ricadute sulla salute delle persone. Per questo viene chiesto alla Ue di favorire anche attraverso le politiche agricole un’alimentazi­one più basata su cereali e vegetali, come raccomanda­to anche dall’oms. «Basterebbe applicare un principio semplice — sottolinea Greenpeace —: niente soldi pubblici a chi inquina. Oggi avviene esattament­e il contrario».

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