BANCA D’ITALIA, CONSOB E L’EQUILIBRIO TRA POTERI CHE NON PIACE AI GOVERNI
Ileader della maggioranza vogliono «azzerare» Consob (qui si son già portati avanti) e Banca d’italia. A un’assemblea di risparmiatori scottati dalle perdite subite investendo nelle banche l’han detto: colpa di chi doveva vigilare! Nel governo solo s’oppone, flebilmente, il ministro dell’economia; silenzioso (assenziente?), il presidente del Consiglio. La campagna elettorale in cui viviamo da tre anni fa restare il «governo del cambiamento» nel solco del passato, e non del migliore. Il M5S, bocciando la conferma del vicedirettore generale della Banca d’italia, segue le orme del segretario del Pd Matteo Renzi, che a pochi giorni dalla scontata conferma di Ignazio Visco a governatore voleva licenziarlo, dandogli la colpa dei crac. Grazie a Paolo Gentiloni ciò non è avvenuto. Le assemblee di risparmiatori, rabbiosi per perdite di cui vogliono il rimborso senza se e senza ma, sono arene sconsigliate a chi si scaldi al fuoco del facile applauso; fan dire cose di cui poi ci si pente. I crac, ricordiamo, sono dovuti a scelte degli amministratori, specie esecutivi, poi entra in gioco chi non ne ha visto le conseguenze (sindaci e revisori). Solo dopo può esserci omessa vigilanza; ciò non sfugge a Lega e M5S e accanirsi sulle Autorità serve a renderle dipendenti e a comprare consenso. Il costo lo paga l’assetto democratico del Paese. Esso poggia su un equilibrio di poteri che ai governi dà, fisiologicamente, fastidio. Va nella patologia chi, per il fastidio, vuol sovvertire l’equilibrio. Banca d’italia e Consob son forse perfette ed esenti da critiche? No, anche chi scrive ne criticò in passato diverse decisioni: tutti noi sbagliamo, ma nessun Paese serio opera scelte con una simile sciatteria. La democrazia vera postula il rispetto delle prerogative istituzionali; e delle procedure, che per Banca d’italia non prevedono l’assenso né del ministro dello Sviluppo né di quello dell’interno.