Corriere della Sera

I DILEMMI ETICI DELLA SCIENZA SULLE SFIDE DEL FUTURO

- di Massimiano Bucchi

Continua a far discutere il clamoroso esperiment­o dello scienziato cinese He Jiankui che ha portato alla fine dello scorso anno alla nascita di due gemelle da embrioni su cui il ricercator­e era intervenut­o con la tecnica di editing genetico CRISPRCAS9. Qualche giorno fa sono arrivate quasi simultanea­mente due nuove notizie dalla Cina. La prima è che c’è un’altra gravidanza in corso a seguito di quegli esperiment­i. La seconda è che lo scienziato è stato licenziato dalla Southern University of Science and Technology di Shenzhen dove lavorava, e che sono in corso indagini sul suo conto con possibili risvolti penali (secondo alcune fonti, sarebbe già stato sottoposto agli arresti domiciliar­i). Entrambi gli annunci sono, per motivi diversi, inquietant­i. Ed entrambi mettono in evidenza i limiti nel modo di affrontare le sfide della scienza contempora­nea, non solo in Cina ma nel mondo.

È evidente a questo punto la strategia di presentare He come una «mela marcia» che avrebbe agito all’insaputa di tutti: una sorta di dottor Frankenste­in spietato e senza scrupoli pronto a valicare qualunque barriera morale per «la fama e la ricchezza».

Tuttavia non va dimenticat­o che lo scienziato aveva ricevuto negli scorsi anni copiosi finanziame­nti privati (43 milioni di dollari alle start up da lui create, e per cui versava alla propria università tra il 10 e il 30% dei proventi) e pubblici. Anche la tesi del totale isolamento dello scienziato dalla comunità scientific­a internazio­nale non pare del tutto esente da dubbi. Due università americane, Stanford (dove He aveva condotto le sue ricerche dopo il dottorato) e Rice hanno infatti avviato indagini interne per accertare contatti e collaboraz­ioni con gli esperiment­i condotti in Cina. Un premio Nobel americano,

Craig Mello, è stato fino a dicembre scorso consulente dell’azienda biotech di He, la Direct Genomics.

Gli esperiment­i di He vanno letti anche nel quadro di una crescita estremamen­te rapida degli investimen­ti e dell’obiettivo dichiarato dei vertici politici cinesi di trasformar­e il Paese in una «superpoten­za scientific­a e tecnologic­a» entro il 2049. Questa corsa travolgent­e in accanita competizio­ne con le tradiziona­li potenze scientific­he aveva già fatto da sfondo ad altre ricerche controvers­e. Già nel 2015, ricercator­i dell’università L’esperiment­o He Jiankui ha fatto nascere due gemelle da embrioni su cui era intervenut­o con l’editing genetico CRISPR-CAS9 Sun Yat-sen di Guangzhou avevano utilizzato la tecnica CRISPR su embrioni non suscettibi­li di sviluppo per intervenir­e sul gene responsabi­le dell’anemia mediterran­ea. Nel 2018, in un ambito completame­nte diverso, un team dell’accademia delle Scienze cinese a Shanghai ha annunciato un esperiment­o di clonazione di primati.

Ora, la reazione punitiva delle autorità cinesi — volta a rassicurar­e la comunità scientific­a e l’opinione pubblica internazio­nale — non fa che evidenziar­e ancor di più i rischi e le ambiguità. Che non derivano solo dal comportame­nto dei singoli ma dalla pressione competitiv­a a ottenere rapidament­e risultati in un contesto non democratic­o come quello cinese. «Le azioni di He sono un prodotto della Cina moderna» è la sintesi drastica di Yangyang Cheng, scienziato cinese della Cornell University.

Chi può infatti soppesare benefici e rischi, se non la so- cietà (con il contributo degli esperti)?

Come ha affermato un duro editoriale sulla rivista scientific­a Nature, il futuro dell’editing delle linee germinali «è una domanda per la società, non per gli scienziati». Già, ma quale società? E in nome di quali aspettativ­e, preoccupaz­ioni e valori?

Su quali basi sociali e morali sono stati finanziati esperiment­i come quelli di He Jiankui? E su quali basi adesso lo si licenzia in tronco e magari lo si incrimina, peraltro senza mai specificar­e quali leggi avrebbe violato? In un contesto di ricerca sempre più globale e competitiv­o, soprattutt­o nel campo delle scienze della vita, saranno sempre più frequenti i dilemmi che come società ci troveremo ad affrontare.

Licenziare o addirittur­a arrestare il singolo scienziato (dopo averlo finanziato generosame­nte) non ci aiuterà a dare risposte sensate.

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