SALVINI DOVREBBE RALLEGRARSI PER LA VITTORIA DI MAHMOOD
Caro Aldo, sabato sera sono riusciti a premiare una canzone, sì orecchiabile, ma poco convincente. Dopodiché, vengo a conoscenza che la famiglia del ragazzo italiano ha una vicenda di migrazione alle spalle, che la «giuria di qualità» avrebbe votato per lui sovvertendo il televoto (14% vs 46%) che non sempre rispecchia la qualità delle canzoni. Poi leggo i commenti ironici dedicati a Salvini e mi faccio un’idea più chiara. Si può essere più stolti di votare una canzone non per ciò che rappresenta, ma per rappresaglia verso un viceministro? Così si intende fare disobbedienza civile a Salvini; è questo il messaggio che si intende far passare? A me sembra l’ennesimo assist.
NCaro Alessandro, on credo che la giuria della sala stampa di Sanremo e quella detta «d’onore» abbiano voluto punire Salvini. In effetti il voto popolare aveva premiato nettamente Ultimo e il Volo. Quando era solo il televoto a decidere, spesso trionfavano i figli dei talentshow, come Marco Carta, che non hanno poi lasciato grandi tracce di sé. Nel 2010 probabilmente avevano vinto Pupo e il principe Emanuele Filiberto, con una canzone imbarazzante, anche se il vincitore risultò poi un’altra rivelazione dei talent, Valerio Scanu. Si è cambiato il meccanismo per calibrare il giudizio popolare con quello degli esperti, o presunti tali. Si può discutere se la canzone di Mahmood fosse la migliore. Secondo me — detto da televotante, non da esperto quale non sono — non lo era. Avrei preferito Loredana Bertè, anche per motivi generazionali. Di sicuro in passato a Sanremo si è visto di molto peggio (tutti citano i Jalisse, ma dimenticano l’edizione di Lola Ponce e Giò di Tonno). La vittoria di Alessandro Mahmood è significativa perché racconta la storia di integrazione di un artista italiano con origini straniere da parte di padre. Salvini si è sempre proclamato difensore degli immigrati e dei figli di immigrati che lavorano, mettono a frutto il loro talento e pagano le tasse. Dovrebbe gioire pure lui per Mahmood. I ragazzi di periferia non sono tutti uguali. Spacciatori in galera, onesti al lavoro, talenti in tv: nei Paesi dove vigono lo Stato di diritto e l’ascensore sociale si fa così.