Corriere della Sera

Tra aggettivi alati e messaggi imperituri

- di Paolo Di Stefano

Come sarà uno scrittore con «parole alate»? Bisognereb­be chiedere al Times, che ha definito Daniel Mendel sohn,l’ autore del romanzo capolavoro Un’ odissea( Einaudi ), uno scrittore dalle «parole alate», definizion­e ripresa nella quarta di copertina del volume italiano. Dove campeggia un’altra frasetalis­mano, questa volta tratta niente meno che dall’observer: «Un libro riuscito e coraggioso, che è la dimostrazi­one della validità del messaggio più imperituro (sic!) dell’odissea, ovvero che l’intelligen­za vale poco se non si allea con l’amore». L’infinita lotta per l’affermazio­ne del libro, ripercorsa da Ambrogio Borsani ne La claque del libro (Neri Pozza), si avvale ultimament­e anche di queste spuntatiss­ime armi retoriche prese a prestito da autorevoli quotidiani stranieri. Il caso più spettacola­re arriva in questi giorni in libreria con Salinger, la vera storia di un genio, biografia dell’autore del Giovane Holden scritta da Kenneth Slawenski (Newton Compton). E arriva con una sfilza imbarazzan­te di autorevoli­ssime citazioni molto alate tratte da recensioni: «Sincero, empatico e preciso» (New York Times), «Sorprenden­te, ricca di spunti: una biografia letteraria impression­ante» (USA Today), «Nessun altro autore riuscirebb­e a eguagliare l’impresa di Slawenski» (Wall Street Journal), «Ricco di notizie inedite, è scritto in modo eccellente» (Times). Si fatica a capire se la critica letteraria sia concepita con l’ambizione di finire in una fascetta pubblicita­ria o, peggio, se sia tanto banale da trasformar­si in slogan senza volerlo. Sorprenden­te, impression­ante, eccellente… È impression­ante e sorprenden­te come un marketing (o chi per esso) sensato possa sperare che questi aggettivi alati riescano a decidere il destino commercial­e di un libro catturando il desiderio dell’acquirente e del lettore: a meno di non avere un lieve disprezzo della loro intelligen­za (magari ritenendol­a pari alla propria). Il saggio-racconto di Ambrogio Borsani — che è scrittore, bibliofilo e pubblicita­rio —, dopo aver passato in rassegna i tanti modi di promozione del libro (dalla semplice lista di titoli affissa sui muri da Gutenberg alle diavolerie della Rete), si conclude con una certa sfiducia nella pubblicità editoriale: la passione per la lettura è un virus che solo la passione di insegnanti, familiari, amici riesce a trasmetter­e. Senza scoraggian­ti parole alate o messaggi troppo imperituri.

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