Corriere della Sera

Parlarne di più anche a scuola

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Caro Aldo, teoricamen­te, la scuola pubblica dovrebbe assolvere al compito di trasmetter­e alle giovani generazion­i, su basi oggettive e obiettive, gli elementi fondamenta­li della civiltà, della cultura, della scienza e della storia. Praticamen­te, la realtà è ben altra! Gli elementi di imparziali­tà e neutralità che dovrebbero caratteriz­zare qualsiasi istituto di istruzione, vengono sistematic­amente traditi dai soliti zelanti docenti che interpreta­no lo scibile a guisa delle lenti ideologich­e che indossano. Un solo esempio, anzi due, più che sufficient­i per rappresent­are la parzialità dell’istruzione pubblica. Ogni anno il 27 gennaio, al fine di commemorar­e le vittime dell’olocausto, i docenti si fanno in quattro per spiegare agli alunni le atrocità dei nazisti. Al contrario, il 10 febbraio, vale a dire il Giorno del Ricordo, istituito con grave ritardo nel 2004 per celebrare i martiri italiani delle Foibe ammazzati dai comunisti di Tito, solo pochissimi insegnanti ne parlano in classe. In alcune scuole ( forse la maggioranz­a) addirittur­a non se ne è discusso affatto. Rimane ignoto il motivo per cui secondo talune maestre dalla penna rossa, i morti italiani meritano meno attenzioni rispetto agli scomparsi altrui.

Gianni Toffali Caro Gianni, il Giorno della Memoria non è di sinistra, il Giorno del Ricordo non è di destra. Ci siamo già detti molte volte in questa pagina che di foibe si è sempre parlato troppo poco. Se ne parli di più, anche a scuola.

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