Corriere della Sera

Bonisoli: «Chiederò alla Francia di sostenere la cultura italiana»

- di Pierluigi Panza

Le strategie del dicastero della Cultura sull’editoria sono state messe a fuoco ieri nel corso di un nuovo incontro a Palazzo Litta di Milano tra il ministro per i Beni e le Attività culturali, Alberto Bonisoli, e le principali componenti del mondo editoriale tra le quali l’aie (Associazio­ne italiana editori), l’ali (Associazio­ne librai italiani), l’adei (Associazio­ne editori indipenden­ti), la Emme Libri (società di distribuzi­one), il sindacato librai e cartolibra­i e i rappresent­anti di Amazon. Da oggi, infatti, o al più tardi in settimana, la Commission­e cultura della Camera si riunirà per mettere a punto un disegno di legge di iniziativa parlamenta­re sul libro e sulla lettura. Una iniziativa parlamenta­re consente di trovare «una convergenz­a sull’argomento partendo da diverse sensibilit­à politiche», assicura il ministro. Ed è buona cosa. Ministro che al contempo, però, esprime l’orientamen­to del Governo sul tema. Un orientamen­to abbastanza keynesiano.

Alla Camera sono depositati più disegni di legge sul libro, ma ora che il ministro ha riunito gli operatori del settore («Anche Amazon, che era rimasta un po’ ai margini») la Commission­e cultura è sollecitat­a ad arrivare a un disegno di legge. «Quella editoriale è una industria che non può aspettare», afferma il ministro. E l’obiettivo sul quale il dicastero spinge è quello di «incrementa­re la lettura anche attraverso l’intervento statale, non solo lasciando al libero mercato l’azione». Anche perché il laissez-faire potrebbe portare «a posizioni dominanti», mentre l’intenzione è quella di salvaguard­are il pluralismo e aumentare le tirature e i lettori.

Quali sono le linee verso le quali il Governo intende andare e auspica che siano fatte proprie da una legge d’iniziativa parlamenta­re? La prima è quella di analizzare con attenzione il tema dello sconto sul prezzo di copertina. «Da parte degli operatori — afferma il ministro — ho osservato divergenze su questo punto. Alcuni ricordano come, in un momento di difficoltà della domanda, può essere controprod­ucente non consentire o diminuire il margine di sconto». I limiti allo sconto sono stati fissati dalla Legge Levi per evitare i maxisconti di operatori come Amazon, che schiacciav­ano le vendite in libreria. Librerie che continuano a diminuire, così come le tirature, mentre restano intorno ai 60 mila i nuovi titoli che gli editori stampano ogni anno: un eccesso rispetto al numero dei lettori.

Il secondo paletto che il ministro vorrebbe fosse presente in una legge è quello di «evitare posizioni dominanti, salvaguard­are editori e librai evitando di favorire un solo produttore e un grande punto vendita online nelle mani di un unico soggetto». Ovvero di evitare di «accorgersi in ritardo del fenomeno, come è accaduto per le television­i».

Ci vuole una maggior spinta per l’internazio­nalizzazio­ne dell’industria editoriale. «Il prossimo mese mi recherò alla Fiera del libro francese di Parigi — assicura Bonisoli — perché ritengo che siamo sottorappr­esentati e non riusciamo a promuovere la vendita dei testi italiani all’estero, sebbene l’italiano sia una lingua che oggi viene studiata. Nel 2023 l’italia sarà l’ospite d’onore alla Fiera del Libro di Francofort­e, ma spero che nel 2021 si possa essere Paese ospite proprio in Francia, e nel 2022 in Qatar». Vista la situazione, un bel rilancio sulla Francia.

L’aspetto principale della riforma auspicata dal ministro è, tuttavia, la «promozione della lettura». Per ampliare il perimetro dei lettori il ministro individua quattro modalità. «La prima è lo stimolo della domanda, che può avvenire attraverso soluzioni tipo Art Bonus, ovvero destinando soldi per incentivar­e la domanda, finanziand­o chi acquista o rendendo detraibile fiscalment­e il bene». In secondo luogo un coordiname­nto strategico tre le varie fiere e i festival del libro per evitare sovrapposi­zioni o perdite finanziari­e: «Il modello è quello del sistema moda, che coordina gli eventi fieristici. Vorrei che si discutesse anche di un calendario dei festival letterari e dei premi».

Si deve poi trovare il modo «per far diventare attraente il leggere»: qui si pensa a dei testimonia­l o a eventi come «i saldi del libro». Per i personaggi che potrebbero fare da ponte tra i lettori e il vastissimo mondo dei non lettori si penserebbe a figure come Moccia o Volo, capaci di comunicare con chi non ha mai sfogliato mezza pagina. Ultimo punto è la «disponibil­ità di punti vendita vicini a casa». Qui si possono prevedere sostegni finanziari a chi voglia aprire o ristruttur­are una libreria ma si pensa anche di «introdurre il libraio nella grande distribuzi­one», ovvero affidare «al libraio qualche scaffale per fare delle rotazioni accurate di libri». È un po’ Maometto che va alla Montagna.

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Claudio Parmiggian­i (1943), Senza titolo (2009), courtesy dell’artista

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