«Colpa della pista: uno schifo»
Primo in discesa, 9° dopo lo slalom. Perplessità sulla candidata ai Giochi
AARE «Volete veramente che vi spieghi com’era la pista dello slalom?». La domanda di Dominik Paris è retorica e riecheggia in serata dentro uno stadio semideserto, cornice di una combinata da operetta. Ma Dominik è allegro, sia perché ha terminato un Mondiale per lui impreziosito dall’oro nel superg sia perché la lingua gli prude e si sente libero di esprimersi. «Però voi scrivete un po’ meglio quello che vi dirò», butta lì. È come pixelare un video o mettere un bip in un audio. Affare fatto. Ecco la frase aggiustata: «Era uno schifo».
Corollario: Paris, nono, ha vinto la discesa della combinata e il rimpianto va alla libera di sabato, disputata in condizioni surreali. La partenza ieri è stata di nuovo abbassata (per il vento), ma la pista era dura e pulita: guarda caso, Domme ha spazzolato tutti. Comunque, quella che salvo ripensamenti è stata l’ultima «combi» della storia manda in scena l’ennesima pagliacciata di un campionato con prove dal formato «mini», consegna il primo oro della carriera a un favorito (il francese Pinturault: ma tracciava il suo allenatore...), regala l’argento a un carneade (lo sloveno Hadalin, già avvistato ad ubriacarsi: mai un podio fin qui) e premia con il bronzo l’austriaco Schwarz. Quest’ultimo, potenziale vincitore al quale è andata ancora bene rispetto a colleghi scivolati indietro o deragliati (tra questi pure Innerhofer, saltato), è l’affossatore di Riccardo Tonetti. Il Tonno per 21 centesimi becca la medaglia di legno e dopo aver sciato tra le buche deve schivare i paletti della polemica. Difficile, però: «Una discesa da 1’10’’ e uno slalom da 40’’ non sono roba da Mondiale. Mi ruga: ho fatto una gran libera. Ma forse avrei dovuto essere più lento prima per poi ripartire più indietro e trovare una neve migliore».
Siamo all’elogio del nonsenso. Da tempo nella combinata