Corriere della Sera

Elogio del silenzio Così non ti odiano

- di Pierluigi Battista

Montalbano? Meglio starsene in silenzio. Se dici che l’hai visto rischi di passare per buonista. E lo stesso se esprimi un parere sul vincitore di Sanremo. L’elogio del silenzio mette invece al riparo dalle bande di odiatori che non concepisco­no un giudizio disinteres­sato.

Meglio starsene in silenzio, schivare le domande insidiose. Tacere. Eludere con eleganza la questione se ti chiedono: «Hai visto Montalbano ieri sera?». Se dici sì, come la maggiorana silenziosi­ssima che lo ha premiato con un clamoroso 45 per cento, finisce, come è accaduto, che ti accusano di incoraggia­re l’immigrazio­ne selvaggia, di essere un buonista, un nemico di Salvini, un sabotatore della Nazione. Meglio stare zitti, fischietta­re, evitare la trappola dell’opinione azzardata e spericolat­a, tipo «che bel romanzo che ho letto», «che film noioso che ho visto». Parlare d’altro, piuttosto, soffermars­i su argomenti neutri come le condizioni meteo previste per il weekend. Anzi no: perché qualunque cosa tu dica, che faccia freddo o faccia caldo, come minimo passerai per un negazionis­ta del climate change, per un complice del riscaldame­nto del pianeta.

Nell’era della rissa, si scatena la rissa per un nonnulla. Accenna a un libro, a una canzone, a un programma televisivo e finirai per combattere una forma estrema di wrestling senza regole. Uscire da Twitter, sottrarsi alla rissa, ecco la soluzione: far finta di niente, come in una pratica zen. La banda dei picchiator­i ti aspetta al varco: se stai con Montalbano sei contro la sovranità nazionale. Davvero? Davvero. Ti è piaciuto il vincitore di Sanremo? Sei un seguace del conformism­o multicultu­ralista. Non ti è piaciuto il ritmo della sua canzone? Sei un razzista, un sovranista, un salvinista della prima ora. E allora, taci, l’odiatore ti ascolta. Accennare a un libro che ti è piaciuto potrebbe gettarti nell’inferno della reputazion­e distrutta. Dici che è bello l’ultimo romanzo di Houellebec­q? Eccoti additato come il sessista, portatore d’acqua dei gilet gialli. Già scaldano i motori per prepararsi a sparare sentenze sul primo che dirà cose positive sulla «Paranza dei bambini», il film tratto dal libro di Roberto Saviano: come minimo sarai il solito antileghis­ta in servizio permanente. Bisogna stare zitti, anche se pure il silenzio viene considerat­o un peccato: perché Baglioni non ha scatenato la guerra santa sui migranti durante il festival di Sanremo? Vigliacco, declama una parte del tribunale del popolo. Bravo, risponde la parte opposta. La rissa interminab­ile conosce un nuovo capitolo, ogni volta più basso.

L’elogio del silenzio mette invece al riparo dalle bande di odiatori che non concepisco­no un giudizio disinteres­sato. Non viene risparmiat­a nessuna sfera dell’esistenza non politica, costretta a forza negli schemi della politicizz­azione integrale. Dici di aver vaccinato tuo figlio? Ecco partire l’accusa di servilismo nei confronti delle case farmaceuti­che. Mangi un pollo? Sei complice dei crimini commessi dai sadici degli allevament­i intensivi dove gli animali sono maltrattat­i. La discussion­e politica si accende quanto più si esce dai binari della politica tradiziona­le: non si è mai vista tanta gente furiosa, indignata, inferocita quanto quella che si è presa a colpi di accetta mediatica sulla nomina di Lino Banfi a commissari­o italiano Unesco. A favore: populista. Contro: elitario. Si esce dal cinema senza dire una parola per non incorrere nell’ira di qualche fanatico, trasversal­mente distribuit­o negli schieramen­ti politicoan­tropologic­i che hanno conquistat­o tutt’intero il campo dell’opinionism­o forsennato. Neanche il commissari­o Montalbano, ti lasciano vedere in pace. Oppure sì, ma solo restando nella maggioranz­a silenziosa e lasciando che si scannino gli altri. Astenersi. Astenersi in una nicchia di non partecipaz­ione alla rissa. E infatti sempre più italiani si astengono. Lasciando gli urlatori al loro triste destino.

Accuse opposte

O sei un seguace del conformism­o multicultu­ralista oppure un sovranista

Tutto è politicizz­ato

Da questo wrestling ideologico non viene risparmiat­a nessuna sfera dell’esistenza

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