Corriere della Sera

Ecco i numeri (e cosa non torna)

Investimen­ti, traffico e ambiente I dati degli esperti sotto esame

- di Marco Imarisio e Andrea Rinaldi

Le forchette delle previsioni di costo si allargano e si restringon­o a piacimento. Alla famosa analisi costi-benefici, dopo sei mesi di incubazion­e, serve ancora qualche intervento di manutenzio­ne. Nel pomeriggio persino il ministero delle Infrastrut­ture deve produrre in una nota ufficiale in cui denuncia un «errore materiale macroscopi­co» sull’ammontare delle penali da pagare in caso di rinuncia alla Tav. Un’opera in divenire, insomma. Ma intanto eccola, finalmente. Settantott­o pagine, con appendice e bibliograf­ia, firmate dal professor Marco Ponti e da quattro suoi collaborat­ori. Gli autori sottolinea­no di avere usato per il loro studio i dati ufficiali dei «nemici» dell’osservator­io sulla Tav. Ma si tratta dei quaderni del 2011, quando invece erano disponibil­i quelli del 2018, più aggiornati.

I costi

I finanziame­nti dell’unione europea per la Tav, questi sconosciut­i. Sono il quaranta per cento degli 8.6 miliardi di costo totale del tunnel di base. Ma non figurano da nessuna parte. Inoltre si legge che la spesa totale per l’italia è pari a 7.6 miliardi, quando invece la spesa massima prevista è di 4.6 miliardi, come previsto dal trattato internazio­nale. Non si è considerat­a la quota di finanziame­nto europea, ma è stata inserita nel costo totale dell’opera anche la rivalutazi­one dell’inflazione al 2050, invece che farlo su base annuale. Se l’europa, come annunciato, dovesse aumentare il suo finanziame­nto al 50%, l’italia già disporrebb­e dei fondi per finire la Tav.

Fermare l’opera

Stando ai due documenti ufficiali, l’analisi costi benefici e l’analisi economico-giuridica, entrambi pubblicati ieri sul sito del Ministero, Italia dovrebbe sborsare circa 2 miliardi per pagare le penali alle imprese, alla Francia e all’ue e 1,8 miliardi per mettere in sicurezza le gallerie già realizzate e la linea storica. Tenendo conto che completare il tunnel costa all’italia circa 3 miliardi, fermare i lavori comporterà al Paese una spesa maggiore. Inoltre i 2,5 miliardi di euro disponibil­i per l’opera, stanziati già nella finanziari­a 2012, sono vincolati. Non potranno essere spostati su altri progetti. Non solo. Per rescindere il trattato internazio­nale che regola la Tav, oltre che un voto parlamenta­re servirà anche la copertura economica, che sulla base delle analisi del gruppopont­i e di quella giuridica, supera i 3.8 miliardi. Per chiudere, quindi, servirebbe un ulteriore esborso di 1.3 miliardi. Mentre per finire, invece, servirebbe­ro «solo» altri 500 milioni oltre a quelli già accantonat­i.

Trafori

La tesi che traspare è che la rete autostrada­le possa solo migliorare. Eppure, nominando tutte le direttrici delle Alpi, l’analisi costi-benefici esclude quasi del tutto il traffico su gomma di passaggio da Ventimigli­a, come se fosse separato dal resto dell’arco alpino italofranc­ese. In realtà secondo gli studi settore, la cittadina ligure ha un peso non indifferen­te, per l’economicit­à della tratta. A Ventimigli­a infatti si paga solo il pedaggio autostrada­le, al Frejus e al Monte Bianco anche il tunnel. Tutto il traffico «peggiore» provenient­e dall’est Europa, fatto di Euro zero e 1, sceglie infatti Ventimigli­a per evitare un ulteriore balzello e i controlli. Non bastasse, per i professori del Ministero il traffico dei Tir verso la Francia risulta in calo, mentre in realtà è più alto del 14% di quello ai confini svizzeri.

Congestion­e

Se si spostasser­o i Tir dalla strada alla ferrovia si ridurrebbe anche il traffico. Ma l’analisi costi-benefici stima una riduzione massima possibile solo fino al 37%. L’unione europea e anche lo stesso ministero alle Infrastrut­ture invece si pongono, o si ponevano nel caso del Mit, come obiettivo una cifra molto diversa. L’UE fissa il calo della congestion­e al 30% nel 2030 e al 50% nel 2050.

Il tunnel storico

L’analisi costi-benefici dimentica il tunnel storico del Frejus, che risale al 1871. Ormai, dicono molti esperti, ha finito il suo ciclo di vita, venendo utilizzato al massimo da 30 treni al giorno, che comunque rendono già satura la linea, almeno per gli attuali vincoli di sicurezza. Il traffico su rotaia oggi è limitato a causa delle condizioni del tunnel. Metterlo in sicurezza aggiungere­bbe un ulteriore costo di 1.5 miliardi.

Sostenibil­ità

Derivano da un salto nel futuro, secondo l’analisi costi-benefici. Anche senza la Tav avremo meno incidenti e meno morti sulle strade «grazie a sistemi di sanzioname­nto, controllo e assistenza automatica alla guida». Ma è una affermazio­ne non supportata da alcun studio scientific­o. Inoltre l’accenno alle polveri sottili Pm10 generati dal traffico su auto è minimo, come quello riferito all’inquinamen­to autostrada­le. Numerosi studi dell’ue hanno ribadito la necessità di trasferire il traffico su linee ferroviari­e soprattutt­o nell’arco Alpino, tanto che la Convenzion­e delle Alpi, sottoscrit­ta dall’italia, ci impegna su quel fronte. Vengono prefigurat­i due scenari di evoluzione del traffico su gomma, che determiner­ebbero nei prossimi anni una ulteriore crescita del numero dei veicoli pesanti. Da 589mila del 2016 a 892.000 nel 2030. La conseguenz­a dovrebbe essere un ulteriore aumento dell’inquinamen­to. Ma l’analisi costi-benefici invece lo azzera, confidando nell’evoluzione tecnologic­a dei settore automobili­stico. Speriamo che abbia ragione.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy