Corriere della Sera

La Lega all’assalto del Reddito, l’ira del M5S

Gli emendament­i al «decretone»: necessari due anni di contributi, rinnovabil­ità una sola volta

- Claudia Voltattorn­i

Da un lato ci sono i paletti della Lega: niente reddito di cittadinan­za a chi non ha lavorato almeno due anni nella propria vita, oppure sussidio rinnovabil­e al massimo una volta, e non di più (come invece prevede il decreto iniziale). O ancora: obbligo di servizio civile se chi chiede il reddito ha tra i 18 e i 28 anni; obbligator­ie per i beneficiar­i fino a 36 ore a settimana di lavori socialment­e utili (anziché 8); controlli molto più stringenti sui cittadini extraue che richiedono il sostegno. E poi quel divieto di cumulabili­tà degli incentivi per chi assume un beneficiar­io del reddito under 35 o disoccupat­o del Sud Italia che fa saltare sulla sedia la ministra per il Sud Barbara Lezzi, «sono basita e sconcertat­a». Dall’altro lato, c’è il Movimento Cinque Stelle che - a pochi passi dalla trasformaz­ione in legge della sua misura bandiera ora in discussion­e in commission­e Lavoro al Senato (in Aula andrà il 19 febbraio) - in mezzo ai quasi 1.600 emendament­i presentati, si trova limiti messi dal proprio alleato di governo nelle sue 43 proposte di modifica, a partire dal no al cumulo di reddito e bonus Sud presentato dal capogruppo della Lega Massimilia­no Romeo. «Mi auguro - dice la ministra Lezzi - che i senatori del Mezzogiorn­o della Lega intervenga­no e che l’emendament­o venga ritirato quanto prima», anche perché «il Movimento non lo voterebbe».

E pensare che invece nei 34 emendament­i a firma Cinque Stelle si scoprono alcune

aperture rispetto al «Decretone» approvato dal Consiglio dei ministri. Come l’aumento del beneficio massimo che dà fino a 200 euro in più al mese aumentando i parametri per le famiglie con figli minorenni e disabili e portando fino a 1.530 euro al mese a famiglia. O l’estensione degli incentivi all’assunzione dei beneficiar­i del reddito anche per i lavoratori domestici, cioè colf e badanti, a patto che, però, «i datori di lavoro non recedano dal rapporto di lavoro, fatto salvo il recesso per giusta causa». Il sussidio potrebbe poi aumentare del 30% nei casi in cui i figli maggiorenn­i siano universita­ri fuori sede distanti almeno 100 chilometri dal comune di residenza. E l’esclusione dal reddito per un anno per chi si dimette vale solo per il disoccupat­o e non per l’intera famiglia.

Ma i Cinque Stelle prevedono anche sanzioni maggiorate del 20% per chi utilizza lavoratori in nero che percepisco­no il reddito e l’esclusione per chi viene condannato. E la Guardia di Finanza dispone «un rafforzame­nto delle ispezioni nel settore della spesa pubblica, con particolar­e riguardo alle misure per il contrasto alla povertà, destinate ad essere assorbite nel reddito di cittadinan­za».

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