Corriere della Sera

Toninelli, Lezzi e Giulia Grillo Tre ministri nel mirino

Nel Movimento la tentazione di sostituirl­i. I dubbi su Di Battista

- di Alessandro Trocino

ROMA Il rimpasto tra ministri di Lega e 5 Stelle no, perché vorrebbe dire per il Movimento prendere atto della sconfitta abruzzese e per la Lega significhe­rebbe voler stravincer­e, che è sempre sbagliato e pericoloso. Ma dentro il Movimento si fa strada l’idea di rilanciare l’immagine appannata di queste settimane passando anche attraverso un mini rimpasto interno. La sostituzio­ne di qualche pedina ministeria­le che non ha funzionato a dovere. Per i contenuti, ma anche e soprattutt­o per il modo con i quali sono stati percepiti. Non si è ancora presa nessuna decisione, ma in queste ore nei piani alti si mettono apertament­e in discussion­e, come già era accaduto qualche mese fa, le poltrone di Danilo Toninelli, Barbara Lezzi e Giulia Grillo.

Che qualcosa non vada è chiaro a tutti nel Movimento. Non tanto e non solo per la sconfitta chiara dell’abruzzo. «Abbiamo portato a casa tanto, molto più della Lega — dice un dirigente — eppure all’apparenza sembra il contrario». E siccome la percezione in politica, se non è tutto, è moltissimo, bisogna correre ai ripari. Cambiando qualche ministro che ha uno scarso gradimento. Le gaffe di Toninelli sono diventate un tormentone che non giova alla credibilit­à del Movimento. Ma anche la Lezzi ha fatto più di un pasticcio. E il Mezzogiorn­o, di cui è ministro, comincia a preoccupar­e il Movimento, e non solo per l’esito del voto in Abruzzo.

Ma è un cambio di rotta più complessiv­o quello che si sta studiando. La verve barricader­a di Alessandro Di Battista non ha avuto l’effetto sperato. Anzi, un paio di deputati lo hanno chiamato per lamentarsi: «Ma c’era bisogno di incontrare il peggiore dei gilet gialli? E di attaccare così la Francia e Macron?». Di Battista è apparso colpito dalle rimostranz­e, quasi contrito. Ma intanto la campagna europea dovrà andare in un’altra direzione. Ben diversa da quella che spara cannonate contro Macron, come spiega Sergio Battelli, presidente della Commission­e Affari europei della Camera: «Non faremo una campagna contro. E non parleremo certo di sovranismo o di immigrazio­ne. Faremo invece campagna sui nostri temi, sul cambio dei trattati, sull’equità fiscale».

A preoccupar­e nel Movimento, però, è anche la tenuta dei vertici. «Di Maio è stanco — dice Battelli — si è speso molto e ora si deve riposare in vista delle Europee». Ma non è solo questione di stanchezza. La solitudine di Di Maio rischia di diventare un problema. E così qualcuno vorrebbe affiancarg­li una «segreteria politica», un direttorio strutturat­o con una divisione per aree tematiche. L’idea però non piace a Davide Casaleggio, che teme la trasformaz­ione del Movimento in partito e così i 5 Stelle fanno filtrare una nota che smentisce all’origine l’indiscrezi­one.

Di Beppe Grillo non si hanno più notizie. I parlamenta­ri si lamentano: «Ci manca». E altri: «Ci stiamo inimicando la nostra base. Abbiamo martellato gli avvocati con l’anticorruz­ione, gli esercizi commercial­i con la legge sulla ludopatia, le imprese con no Tav e trivelle». Nel frattempo è ripartito il sito degli scontrini «tirendicon­to», fermo da settembre. E nel mirino dei probiviri c’è già una nuova presunta inadempien­te. La deputata campana Flora Frate. Rischia l’espulsione, anche se lei si difende: «Sto predispone­ndo il secondo bonifico. Ma serve un modello alternativ­o di rendiconta­zione».

Restitutio­n day

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