La telefonata di Macron e la mano tesa a Mattarella
Alla fine la crisi ha deciso di sbloccarla Emmanuel Macron, con una telefonata a Sergio Mattarella nella tarda serata di ieri. Il passo — preceduto da una fitta serie di contatti diplomatici — era nell’aria da qualche giorno e non è un caso che l’inquilino dell’eliseo abbia deciso di compierlo rivolgendosi a chi in tutt’europa è percepito come un’autorità morale. Anzi, almeno in questo momento, un garante di quell’italia dalla quale il Quai d’orsay una settimana fa ha richiamato il proprio ambasciatore in segno di protesta per le «ripetute e gravi provocazioni» compiute da alti esponenti del nostro governo. Su tutti, il vicepremier Luigi Di Maio. Un atto che ha un solo precedente, l’11 giugno 1940, quando Mussolini dichiarò guerra alla Francia affiancando Hitler, e che aveva preoccupato molto il capo dello Stato per la rincorsa all’isolamento in cui l’italia rischiava di precipitare. Si può dunque capire il sollievo che ha provato nel sentirsi dire dal collega — condividendo a sua volta con lui le dichiarazioni di principio e gli auspici — che le ultime tensioni vanno superate. Incidente chiuso? A scorrere la laconica sintesi dell’eliseo, rilanciata nella notte dal Quirinale, che dà conto del colloquio, sembra di sì. «I due presidenti hanno riaffermato l’importanza per entrambi i Paesi della relazione franco-italiana, nutrita da legami storici, economici, culturali e umani eccezionali…». La nota spiega poi come i due interlocutori «hanno ricordato che la Francia e l’italia, che hanno costruito insieme l’europa, hanno una responsabilità particolare per operare di concerto alla difesa e al rilancio dell’unione Europea». Certo, è immaginabile che i postumi dello scontro si faranno sentire ancora per un po’, nei rapporti tra Roma e Parigi. Bisognerà infatti superare le fatali diffidenze e incomunicabilità che sempre si accompagnano a momenti di alta tensione come questo. Soprattutto resterà da vedere se ci saranno altre «provocazioni» da parte dell’esecutivo gialloverde, specie da parte dei 5 Stelle. Che, per inciso, fino all’altro ieri annunciavano di voler incontrare al più presto a Roma quei «gilets jaunes» impegnati da mesi a destabilizzare (anche violentemente) il governo francese.