Corriere della Sera

«Diritti umani violati a Barcellona» La parola alla difesa indipenden­tista

Al via «il processo del secolo» in Spagna, mentre il governo Sánchez rischia in Parlamento

- Andrea Nicastro

È cominciato a Madrid il «processo del secolo» al separatism­o catalano. Un dramma umano per gli imputati che rischiano decenni di cella, ma anche una vetrina per l’indipenden­tismo e persino un test per la democrazia spagnola impegnata a mostrare la massima trasparenz­a e correttezz­a. Ieri però gli spagnoli sono stati obbligati a fare zapping tra l’aula del Tribunale Supremo e quella del Parlamento.

Da una parte gli avvocati dei 12 politici catalani sotto accusa parlavano di «diritti umani, politici, legali e civili» violati dallo stesso procedimen­to giudiziari­o e mettevano così le basi per un futuro ricorso al Tribunale per i diritti dell’uomo di Strasburgo.

Dall’altra, l’opposizion­e attaccava il primo ministro socialista Pedro Sánchez pregustand­o la sua sconfitta parlamenta­re. «Indegno» e «traditore» erano gli epiteti più gentili. La colpa di Sánchez, secondo il centro-destra, è quella di aver «umiliato lo Stato» tentando di negoziare con i catalani. Per paradosso, i catalani sono pronti a far cadere il suo governo perché lo stesso Sánchez non ha trattato abbastanza con loro.

Il risultato è che il premier socialista si presenta oggi alle Cortes senza i voti necessari per far approvare l’impianto generale della Finanziari­a 2019. Sánchez ha twittato: «Le destre e gli indipenden­tisti vogliono la stessa cosa: una Spagna divisa e una Catalogna divisa». La sua ministro delle Finanze, María Jesús Montero, è stata più esplicita: «Non cederemo ai ricatti».

Il vantaggio di elezioni anticipate è nella campagna elettorale. Tutte le proposte (dalla repression­e, al compromess­o, alla concession­e del referendum d’indipenden­za) potrebbero essere esplicitam­ente discusse e scelte dai cittadini. Il problema è che nessuno sembra sapere come risolvere pacificame­nte il problema. Il pallino resta comunque a Sánchez, il solo a poter sciogliere le Camere.

Mentre Sánchez affronterà il voto parlamenta­re, alla sbarra dovrebbe deporre il principale politico catalano sotto accusa: Oriol Junqueras, ex vice presidente di quel governo che ha approvato la Dichiarazi­one unilateral­e d’indipenden­za nell’ottobre del 2017. Junqueras è da allora in carcere preventivo con l’accusa di «ribellione» violenta ai danni dello Stato. Rischia 30 anni. Avrà gioco facile nel gridare alla sproporzio­ne tra misure cautelari e una violenza mai perpetrata.

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Premier ● Pedro Sánchez, primo ministro socialista spagnolo dal 2 giugno 2018

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