Corriere della Sera

La crisi in cinque ta ppe, dalle tasse agli arresti: perché il leader Puigdemont non è alla sbarra

- A. Ni.

1 Perché la Catalogna vuole l’indipenden­za

I separatist­i si dicono più moderni, dinamici e democratic­i del resto degli spagnoli descritti come legati alla terra, al passato coloniale e militarist­a. Lamentano una discrimina­zione negli investimen­ti infrastrut­turali decisi a Madrid e reclamano la possibilit­à di spendere in loco le tasse che versano allo Stato centrale. Storicamen­te rivendican­o una «diversità» culturale e amministra­tiva che fanno risalire ai secoli in cui Barcellona fu base marinara del regno d’aragona. Nel 1714 Barcellona perse le guarentigi­e medievali di auto governo a causa di una guerra di succession­e dinastica tra corone europee: quella degli Asburgo e quella dei Borbone.

2 Perché si è arrivati alla Dichiarazi­one unilateral­e di indipenden­za

Dopo aver approvato la Costituzio­ne della Spagna post franchista nel 1978, la Catalogna poté godere di un’ampia autonomia. L’uso del catalano venne incentivat­o a scapito dello spagnolo e il «catalanism­o» divenne una categoria politica. Con la crisi economica del 2008, Barcellona chiese a Madrid di trattenere una dose maggiore di tasse. Come risposta, nel 2010, la magistratu­ra bocciò un nuovo statuto ancora più autonomist­a. Il sostegno verso grandi associazio­ni nazionalis­tiche catalane aumentò tanto che dal 2012 furono queste a dettare l’agenda ai partiti tradiziona­li con manifestaz­ioni oceaniche.

3 Cosa è successo nel 2017 Il 1 ottobre 2017 il governo regionale catalano (Generalita­t) organizzò un referendum nel quale si chiedeva: «Volete che la Catalogna sia indipenden­te e repubblica­na?». Il voto, dichiarato illegale dai giudici, si tenne ugualmente. La polizia tentò di sequestrar­e le urne, ma dopo alcuni violenti assalti ai seggi che opponevano resistenza passiva, rientraron­o nelle caserme. Votò probabilme­nte la metà dei catalani e i «sì» furono 9 su 10. Il 27 ottobre il Parlamento regionale approvò la Dichiarazi­one unilateral­e

d’indipenden­za. Poche ore dopo la Generalita­t venne commissari­ata e i leader indipenden­tisti furono arrestati o fuggirono all’estero.

4 Di cosa sono accusati i 12 imputati

Di aver disobbedit­o a precisi ordini della magistratu­ra (che vietava ad esempio lo svolgiment­o del referendum), di voler distrugger­e l’unità del Paese, di aver provocato disordini violenti. In particolar­e sotto accusa un sit-in davanti all’assessorat­o catalano all’economia durante una perquisizi­one. Alcuni agenti rimasero contusi, si sentirono «assediati» per ore e tre loro auto furono danneggiat­e.

5 Chi sono gli imputati Dieci sono i politici di

spicco in ambito catalano e due sono i leader di quelle associazio­ni nazionalis­tiche che spinsero l’intero movimento indipenden­tista con cortei che coinvolser­o milioni di cittadini. Dal 2012 ogni 11 settembre viene indetta una manifestaz­ione oceanica. Finora sempre pacifica.

6 Perché non è alla sbarra l’ex Presidente Carles Puigdemont

Come Presidente della Generalita­t, Puigdemont ha proclamato l’indipenden­za unilateral­e il 27 ottobre 2017, ma ha scelto di sottrarsi alla magistratu­ra spagnola accusandol­a di essere al «servizio dello Stato centralist­a». Raggiunto in Germania da un ordine di estradizio­ne, non è stato consegnato alla Spagna. Per la magistratu­ra tedesca Puigdemont (come i suoi ex colleghi ora alla sbarra a Madrid) non può essere processato per l’accusa di «ribellione», perché tale reato prevede l’uso della forza per sovvertire l’ordine costituito. L’indipenden­tismo catalano, invece, non si è mai caratteriz­zato per azioni violente.

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Sul sito del «Corriere della Sera» il caso Catalogna, immagini, video e aggiorname­nti in tempo reale Corriere.it

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