Montecitorio vuole il voto, non riconosce Guaidó
Con un voto a maggioranza, il Parlamento italiano evita di riconoscere Juan Guaidó presidente ad interim del Venezuela ma auspica che si arrivi «nei tempi più rapidi alla convocazione di nuove elezioni presidenziali che siano libere, credibili e in conformità con l’ordinamento costituzionale».
Insieme con l’impegno ad «affrontare l’emergenza umanitaria e la crisi sociale ed economica», ieri è stato questo il risultato della lunga mediazione tra Lega e 5S sulla questione venezuelana. Un passino in avanti rispetto alla chiusura dei grillini nei confronti di Guaidó — che rappresenta un appoggio implicito a Nicolàs Maduro — ma nulla che modifichi l’isolamento dell’italia rispetto all’europarlamento e a oltre 50 democrazie occidentali.
Prima del voto, il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi ha dichiarato fra l’altro che per il governo italiano le ultime elezioni presidenziali «non attribuiscono legittimità democratica a chi ne è uscito vincitore, cioè Maduro».
La delegazione venezuelana in missione a Roma per conto di Guaidó ringrazia «il popolo italiano, il Parlamento, il presidente Mattarella e il ministro Moavero»; piace soprattutto il riferimento alla Costituzione, «in base alla quale — spiega Gabriel Gallo — Guaidó è il legittimo presidente ad interim per la transizioni verso nuove elezioni». Però si aspettava di più. «Tutte le forze politiche italiane, tranne una, riconoscono il ruolo di Guaidó», dice Rodrigo Diamanti riferendosi ai 5S. E il capo delegazione, Francisco Sucre, domanda: «Per loro la sofferenza del popolo conta meno delle affinità ideologiche?». Poi, mentre Antonio Ledezma cita dati drammatici su povertà e disastro sanitario, Maduro dalla Bbc nega del tutto la crisi ed esclude nuove elezioni.