Il report europeo: «Libertà di stampa, netto calo in Italia» Richiamo del Colle
Casellati: giornalisti argine alle fake news Borrometi, vita sotto scorta «Paura? Sì, ma non mi fermo»
Non hanno usato perifrasi nel rapporto del Consiglio di Europa di Strasburgo: «Nel 2018 l’italia è stata uno dei Paesi con il più alto numero di segnalazioni per attacchi e minacce ai giornalisti, tredici in tutto, come per la Russia». Gli atti di violenza «sono particolarmente preoccupanti» e la «libertà di stampa è chiaramente deteriorata» nell’ultimo anno. Aggiungendo: «Il grosso delle segnalazioni è giunto dopo l’insediamento del nuovo governo, il primo giugno, e dopo che i due vicepremier Di Maio e Salvini esprimono una retorica particolarmente ostile a media e giornalisti sui social».
Sono dodici le organizzazioni che gestiscono la piattaforma del Consiglio d’europa per la protezione del giornalismo. Se sommiamo gli «alert» dell’italia per i giornalisti sulla piattaforma dal 2015 al 2017, il totale è nove. E se guardiamo al primo mese e mezzo del 2019 sono già 3, come tutti quelli del 2016.
Nel rapporto del Consiglio d’europa si ricorda come il vicepremier Matteo Salvini abbia «minacciato di rimuovere la protezione della polizia per Roberto Saviano nonostante le note minacce per la sua vita da parte di organizzazioni criminali», e l’altro vicepremier Luigi Di Maio abbia «insultato i giornalisti e avviato una politica per l’abolizione dei sussidi pubblici alla stampa». La Federazione dei giornalisti italiani ritiene che i professionisti dei media nel nostro Paese stiano fronteggiando una nuova minaccia, un costante rischio di violenza nutrita dalla retorica ostile di membri del governo e dei partiti di maggioranza.
Secondo il rapporto del Consiglio d’europa nel 2018 in Italia sono stati segnalati tre casi di minacce di morte ai giornalisti, e ci sono ventuno cronisti sotto scorta perché Cos’è
● Il Consiglio d’europa ha lo scopo di promuovere la democrazia, i diritti umani, l’identità europea
● È un organo che non ha a che fare con l’ue minacciati dalla mafia.
Eppure non è tutta colpa del nuovo governo, se è vero che da Strasburgo evidenziano come sia dal giugno del 2017 che le autorità italiane non hanno più risposto a nessuna delle segnalazioni arrivate dalla piattaforma. E questo nonostante i casi dal 2017 al 2018 siano più che triplicati.
«Libertà di informazione e democrazia sono elementi inscindibili», ha scritto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel messaggio al congresso della Fnsi in Trentino. «Per continuare a garantire un’informazione indipendente, al servizio dei cittadini, è necessario che la professione giornalistica venga esercitata con consapevole autonomia, nell’aggiornamento della propria formazione e nella osservanza di rigorose regole deontologiche», ha scritto Mattarella. Il capo dello Stato ieri ha anche ricevuto al Quirinale il presidente della Fieg, la Federazione degli editori, Andrea Riffeser Monti, con i due
vicepresidenti Giuseppe Ferrauto e Francesco Dini.
Nel suo messaggio al congresso della Fnsi, la presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, ha sottolineato il ruolo dei giornalisti come argine per le fake news: «Le false notizie non costituiscono un’invenzione del nostro tempo, sono tuttavia rese più insidiose dalla velocità e dal facile propagarsi» grazie a nuove vie di comunicazione. 13 Su Corriere.it Leggi tutti gli aggiornamenti, guarda le foto e i video dall’italia e dal mondo sul nostro sito
L’ultimo libro di Paolo Borrometi , Un morto ogni tanto (Edizioni Solferino), il giornalista che vive sotto scorta per le minacce della criminalità, si chiude con un appello ai ragazzi. «Le mafie si combattono con l’educazione alla legalità, partendo dalle scuole» dice presentando il volume a Milano, nella Sala Buzzati del Corriere della Sera. È un punto condiviso anche dagli altri che intervengono. Lo fa Alessandra Dolci, coordinatrice della Direzione distrettuale antimafia alla Procura di Milano, spiegando come senta il dovere di accompagnare le inchieste sulle infiltrazioni mafiose nel tessuto lombardo all’impegno di spiegare agli studenti la realtà che ci circonda. Lo ribadisce il prefetto Filippo Dispenza, attuale commissario a Vittoria, ricordando come ha dovuto incredibilmente sfidare alcuni presidi del centro ragusano per invitarli a portare i propri ragazzi a teatro. Il sociologo Nando Dalla Chiesa constata invece che le «lezioni di legalità» hanno prodotto scarsi risultati e prova a capirne le ragioni. «Non serve una visione spettacolare dell’educazione, organizzare un incontro e poi nulla più, serve dare continuità ai messaggi da trasmettere ai ragazzi». Borrometi ricorda un episodio ricostruito anche nel libro. «Andai a parlare in
Minacciato Paolo Borrometi, 36 anni, giornalista nel mirino dei mafiosi
una scuola ad Avola e feci il nome del capomafia locale che era in carcere. Il giorno dopo i familiari e il suo avvocato chiesero al preside di poter spiegare anche loro le ragioni per cui era detenuto, invocando una sorta di par condicio». Una richiesta che svela bene l’ambiente della provincia di Ragusa che lui racconta. «Il merito della sua attività giornalistica è quello di avere mostrato il livello di condizionamento mafioso in luoghi dove molti ritenevano che la mafia non fosse così radicata» ricorda il direttore del Corriere della Sera Luciano Fontana introducendo il dibattito. Borrometi sta pagando pesantemente quello che rifiuta di chiamare eroismo ma «dovere civico di descrivere con nomi e fatti ciò che vedo attorno a me». Ha subito minacce e violenze fisiche. «Ho paura, sì ho paura» ammette. E si commuove quando ringrazia «i ragazzi della scorta, che rischiano anche loro la vita per garantire che io possa continuare a fare il giornalista. E soprattutto per assicurare la libertà di questo Paese, la cosa più importante che ci sia».