Corriere della Sera

«Anni in fabbrica Adesso voglio vivere all’aperto»

- M. Ga.

Francesco Nebbia ha 59 anni e da lavoratore molto precoce è andato in pensione quattro anni fa. Però non riesce mai a stare fermo, e la natura e l’agricoltur­a da sempre occupano una parte della sua anima. «Li guardavo spesso quegli alberi e mi dicevo che, poveretti, avevano bisogno di qualche uomo o donna di buona volontà — racconta Francesco —, magari di un vecchio coltivator­e pronto a coccolarli, a curarli come si deve e pronto a strapparli all’incuria che è davvero la mala erba peggiore di tutte».

Anche perché, come sa bene Francesco, origini contadine come molti dei suoi concittadi­ni, se un ulivo viene abbandonat­o negli anni diventa selvatico e perde i suoi frutti e il suo nettare. «Quando ho letto il bando del Comune non ho avuto dubbi — continua —. Da tempo avevo il sogno di tornare alle origini dopo decine e decine di anni chiuso in fabbrica. Lavoravo all’ansaldo Breda, costruivo treni e metropolit­ane, ero contento, stavo bene, c’erano bravi colleghi, ma l’aria aperta, la terra e l’orto di mio padre e dei miei nonni mi mancavano. È una sensazione strana: quando si conosce la terra, quella vera, ci s’innamora per sempre».

Così Francesco Nebbia è corso in Comune e ha chiesto che gli siano affidati gli ulivi della collina di Gello, sulla strada che porta verso Modena. «Ci sono tanti alberi abbandonat­i, in quei posti magnifici — conferma —. Ho coinvolto anche mio cognato e mia sorella. Un modo di stare insieme, tornare alla natura, divertirci e produrre anche un po’ d’olio per casa».

 Dopo una vita all’ansaldo Breda avevo voglia di ritrovare il contatto con la terra, all’aria aperta Nella collina di Gello produrremo un po’ di olio da consumare in casa

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