Astaldi, Fortress presta 75 milioni Salini stringe sull’offerta (senza Cdp)
Attesa la proposta per il salvataggio del gruppo. La trattativa con le banche
MILANO Per salvare Astaldi, secondo gruppo di costruzioni in Italia, servirà un «piano in progressione», con una serie di tappe da qui al 2020. La prima si verificherà tra oggi e domani, data di scadenza per la presentazione del piano di ristrutturazione al Tribunale di Roma, obbligo a tutela dei creditori. La mossa dovrebbe farla Salini-impregilo, il primo gruppo per ricavi in Italia. Dovrebbe presentare un’offerta che prevede un aumento di capitale in Astaldi per una cifra tra i 200 e i 300 milioni. È una proposta che ora non prevede il coinvolgimento di Cassa Depositi, che però non è escluso possa rientrare nei prossimi mesi partecipando ad un’operazione di sistema per la costruzione di un campione nazionale. Che si verificherebbe, ma il condizionale è d’obbligo, con un apporto di capitale in Salini-impregilo.
L’offerta di Salini è condizionata però all’ok delle banche esposte con Astaldi complessivamente per 3 miliardi di euro, che salgono a 4,5 se consideriamo anche i fornitori. Gli istituti più esposti sono Intesa Sanpaolo, Unicredit e Bancobpm. Il via libera potrebbe arrivare tramite la conversione dei crediti in azioni ordinarie emesse a favore degli istituti per la parte di Astaldi che prosegue in continuità relativa al segmento costruzioni. E in strumenti finanziari partecipativi per la parte che finisce in liquidazione in una bad company. La perdita per gli istituti dovrebbe essere di circa il 70% sui crediti vantati, a conti fatti 2,1 miliardi di perdite a bilancio. Nella bad company confluiranno tutti gli asset in concessione, in attesa di essere venduti ai migliori acquirenti per rimborsare in parte i creditori chirografari. Si tratta ad esempio della partecipazione nella società di gestione del ponte sul Bosforo e dell’autostrada turca Gebze-izmir. Nell’attesa Astaldi ha ricevuto ieri un finanziamento-ponte da 75 milioni di euro dal fondo Usa Fortress, ottenuto ad un tasso d’interesse altissimo (14,25%) con garanzia degli asset in pancia al gruppo. Soldi necessari per la continuità negli appalti, come la metropolitana 4 di Milano, in consorzio con Salini-impregilo e la metro C di Roma.
Il piano «in progressione», costruito con l’advisor Vitale&co serve soprattutto a Salini-impregilo per fare un’approfondita due diligence sui conti, per ora visionati solo in parte e consegnati dai consulenti di Astaldi, cioè Rothschild, lo studio Laghi e Gianni, Origoni, Cappelli. La necessità è quella di analizzare meglio le criticità di Astaldi, che deve anche rimborsare nel 2021 un’obbligazione da 750 milioni di euro ai suoi sottoscrittori. Uno dei nodi principali resta l’assetto societario dell’astaldi che va in continuità. Non è escluso che Paolo Astaldi, ultimo erede di una dinastia familiare che ha costruito un gruppo con 100 anni di storia, rimanga nel board. Dipenderà dall’entità dell’offerta di Salini, da quanto metterà sul tavolo per salvarla. È chiaro che un intervento importante presupporrà una totale discontinuità ai vertici di una società scivolata ad un passo dal fallimento. Oltre che la ovvia diluizione della Fin.ast, la finanziaria della famiglia Astaldi ora con una quota di controllo della società quotata a Piazza Affari.
È chiaro che anche il governo guarda con apprensione al dossier. Astaldi è il general contractor della statale Jonica che ha committente Anas. È impegnata anche nel tunnel del Brennero, che avrebbe passato l’analisi costi-benefici del ministero delle Infrastrutture. E dell’alta velocità Verona-padova. Partecipazioni che Salini finirà per ereditare.