«Servono correzioni al sistema, ancora troppi ritardi per le imprese»
Rossi (Deloitte): il Fisco digitale? La fattura elettronica è un primo passo
Secondo le stime del Financial Complexity Index 2018 di Tfm Group, l’italia ha il quarto fisco più complesso al mondo, il secondo in Europa dopo la Turchia. Eppure, secondo lo stesso rapporto, c’è uno strumento che da quest’anno aiuterà in Italia a semplificare le cose. Quale? La criticatissima fattura elettronica.
Una misura da cui il governo punta a ricavare quasi due miliardi e che dovrebbe produrre a pieno regime un flusso di dati di 1,8 miliardi di file all’ anno. Ma che ha anche attirato innumerevoli critiche e accuse fino a petizioni online per annullare l’obbligatorietà di legge partita da inizio anno per i privati. «Tutti si aspettavano una proroga per l’avvio dell’obbligatorietà — spiega Barbara Rossi, Senior Partner Sts Deloitte Italia — invece così non è stato e le aziende si sono trovate completamente impreparate». Un esercito di partite Iva, autonomi, artigiani, imprenditori e piccole medie imprese che nell’ultimo mese e mezzo ha a dir poco fatto fatica ad adattarsi a questo nuovo strumento. L’ avvio è stato faticoso, con code ai benzinai, piattaforma web impallata, tempi di attesa lunghi. Un processo definito da alcuni un vero e proprio «calvario» che ha portato il presidente dei commercialisti italiani Massimo Miani a rivolgersi direttamente al ministro dell’economia Giovanni Tria e al direttore dell’agenzia delle Entrate Antonino Maggiore per chiedere una proroga per alcune scadenze sulle moratorie. «Il tema non è solamente fiscale — ha sottolineato Miani —, questo processo può mettere veramente in difficoltà le imprese: se non emettono fatture ai fornitori si ritardano gli incassi. Un fenomeno che se troppo esteso rischia di mettere in crisi l’intero sistema».
«Stiamo vivendo uno stravolgimento epocale — conferma Rossi — ma a differenza degli altri paesi in cui questa misura è stata introdotta, noi abbiamo avuto due peculiarità: la prima è il formato scelto, l’xml, comune forse solo all’ungheria. La seconda peculiarità è il sistema di interscambio dell’agenzia delle Entrate che in pratica fa da postino. Negli altri paesi le autorità fiscali non sono così nel mezzo. Qui da noi, in Italia, entrambe le cose hanno di fatto complicato il processo di avvio del cambiamento». Rendendolo sicuramente più
I vantaggi
Stiamo vivendo uno stravolgimento epocale ma la digitalizzazione delle tasse è un processo inevitabile che ha molti vantaggi anche per le imprese
ostico.
La digitalizzazione delle tasse è però secondo Deloitte un processo inevitabile comune tra l’altro a molti paesi europei. Perché «migliora l’accuratezza delle previsioni di entrate dei governi, aumenta i controlli in fase preventiva, riduce i costi e le complessità, semplifica e dovrebbe anche potenziare la cosiddetta customer experience. «Nel caso della fattura elettronica — puntualizza Barbara Rossi — il primo mese e mezzo non è stato facile: c’è stata a monte la diffidenza al cambiamento tipica dell’italia ma poi si sono aggiunti aspetti e difficoltà operative e pratiche che per fortuna sono cambiate in itinere. La possibilità di generare la fattura elettronica entro dieci giorni ad esempio oppure la moratoria sulle sanzioni per la tardiva trasmissione delle fatture».