Inps, caos sul condono delle cartelle I dubbi sulla soglia dei mille euro
L’istituto blocca la pratiche in attesa del parere del ministero del Lavoro che non arriva
Resta ancora bloccata la cancellazione delle cartelle esattoriali sotto ai mille euro relative ai debiti verso l’inps. Al 31 dicembre scorso, grazie a una delle tante sanatorie previste dalla legge di Bilancio del 2019 sono state stralciate quasi 12 milioni di vecchie cartelle emesse tra il 2000 e il 2010, per un importo stimato dal Sole 24 Ore in 32 miliardi di euro, e che secondo il governo non era comunque recuperabile. Tra queste, però, mancano le cartelle relative ai debiti previdenziali, che sarebbero un milione e mezzo, per un importo stimato in circa 4 miliardi, e che l’inps ha bloccato.
Il problema è il modo con cui calcolare il tetto dei mille euro che fa scattare la cancellazione del debito. Secondo l’inps in quell’importo devono essere calcolate anche le sanzioni civili maturate dal momento dell’affidamento del ruolo ad Agenzia Entrate Riscossione al 24 ottobre scorso, quando venne approvato il decreto fiscale che accompagna la manovra. Il ministero dell’economia, però, è di parere diverso. E più generoso perché ritiene che i mille euro debbano essere riferiti al valore del singolo ruolo affidato originariamente all’agente della riscossione.
Per uscire dall’impasse il presidente dell’inps, Tito Boeri, ha chiesto al ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, un parere su come definire quegli importi. La richiesta è partita oltre una settimana fa, dopo l’arrivo all’inps del parere dell’economia, il 21 gennaio. Ma fino a ieri sera il parere di Di Maio non era ancora arrivato.
«Siamo in attesa di un chiarimento dal parte del Ministero del Lavoro» aveva detto Boeri in Senato il 4 febbraio scorso durante un’audizione nel corso della quale aveva ribadito tutti i suoi dubbi sull’opportunità di cancellare anche i debiti previdenziali, seppur piccoli e difficilmente recuperabili. «Nel caso di contributi dovuti dai datori di lavoro il principio di automatismo delle prestazioni comporta — aveva sottolineato Boeri — a fronte del mancato introito contributivo, il permanere degli oneri a titoli di prestazioni a carico del Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti». In altre parole il condono riuscirebbe ad ampliare ancora un po’ la forbice, già molto ampia, tra le pensioni erogate e quelle pagate con i contributi effettivamente versati.
Perplessità che valgono, a maggior ragione, per la definizione agevolata dei debiti previdenziali garantita ai contribuenti in difficoltà economica. In base al relativo indice Isee, che non deve comunque superare i 20 mila euro per il nucleo familiare, potranno chiudere le pendenze pagando una quota variabile tra il 16 e il 35% delle somme dovute. Anche in questo caso, se si tratta di contributi dovuti dai datori di lavoro il loro condono, anche parziale, inciderà sugli equilibri del sistema.
I contribuenti che potrebbero beneficiare della definizione agevolata dei debiti previdenziali per «difficoltà economica», secondo gli stessi dati dell’inps, sarebbero circa 700 mila, tra commercianti, artigiani e lavoratori agricoli. Lo sconto sul debito contributivo pregresso è molto importante, pari a oltre 6 miliardi: grazie allo stralcio si scenderebbe da poco più di 7 a 1,3 miliardi di euro, con un taglio di circa l’80%.