Corriere della Sera

Quell’incontro sotto un cielo triste

- di Giulio Nascimbeni

Pubblichia­mo un estratto dell’intervista apparsa sul «Corriere» del 19 maggio 1985 realizzata da Giulio Nascimbeni (1923-2008), storico capo della Terza Pagina. Nel testo si accenna a Marie-jo, figlia di Simenon, suicida a 25 anni.

LOSANNA (SVIZZERA) Simenon succhia la pipa e m’informa che sta leggendo le biografie di Beethoven e di Mozart. Ha da poco compiuto ottantadue anni. Lo scorso dicembre, è stato operato alla testa per un tumore benigno: sette ore d’intervento. Del mondo di Maigret, di quel perenne nord assediato dalle brume e quasi privo di luce, sembra essere rimasto soltanto il simbolo delle pipe: ne conto venti, allineate in ordine sulla mensola del caminetto.

Per la verità, le cose non stanno così. Simenon ha deciso di chiudere con il commissari­o nel febbraio 1972: scrisse le ultime righe di Maigret e Monsieur Charles e da quel momento Maigret sparì. Ma i personaggi, come insegna la letteratur­a, hanno destini imprevedib­ili, durano oltre la volontà dei loro creatori, continuano il cammino anche dopo i rifiuti e le morti apparenti (...).

Ma è Simenon stesso a dimostrarm­i che non ha dimenticat­o. Si alza dalla poltrona e va a stappare una bottiglia di fresco vino bianco. Mi allunga il bicchiere e aggiunge con un sorriso complice: «È della Loira, delle parti dove è nato Maigret». L’aroma è lievemente affumicato, come se proprio in questo liquido chiaro fosse stato soffiato un lungo e intenso sbuffo di pipa. La mia potrebbe essere una sensazione deformata dal fantasma di Maigret. È pur vero, comunque, che sull’etichetta vedo scritto «Vin de Ladoucelle — Pouilly — Fumé».

Da più di due anni, Simenon non concede interviste. Ha fatto un’eccezione per l’uscita, nella traduzione italiana di Giovanni Mariotti, della Lettera a mia madre con la quale le edizioni Adelphi iniziano la pubblicazi­one di una serie delle sue opere. Nella dedica che Simenon mi ha scritto su una copia della Lettera, dice che questa intervista sarà «sans doute la dernière», senza dubbio l’ultima.

Alle 18 precise in casa Simenon si cena. La tavola è già apparecchi­ata. Prima del congedo, Madame Teresa mi porta a vedere il giardino. Rispettand­o anch’io le regole di Boileau, dico soltanto che piove. Contro il cielo malinconic­o si staglia un enorme cedro del Libano. La signora mi informa che l’albero ha duecentove­nti anni e misura sette metri di circonfere­nza. Le chiazze dei tulipani sono gialle e giallo, naturalmen­te, è quel ciuffo di giunchigli­e che la pioggia ha piegato. Se Simenon guarda fuori dalla vetrata, può distinguer­e il colore preferito. Qui, sul verde dell’erba, sono state sparse le ceneri di Marie-jo. Gli animali in «peluche» della ragazza sono custoditi nel silenzio di una stanza al primo piano. Quando verrà la grande ombra, anche Simenon vuole che le sue ceneri siano sparse su questa stessa erba.

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