Corriere della Sera

La paranza scuote Berlino

Saviano: «Al vertice della camorra ci sono i ragazzini Salvini? Non mi faccio intimidire dalle sue minacce»

- Valerio Cappelli

Sono come forzati a relazionar­si alla morte che, come il carcere, è una possibilit­à reale e quotidiana».

Il regista non voleva «toni pedagogici o sociologic­i», né fare un film di denuncia. L’ambientazi­one a Napoli (al Rione Sanità, nel centro storico raccontato da Eduardo e De Sica), conta fino a un certo punto. Saviano: «Questo è il racconto su una generazion­e. Senza il crimine rischiavo un ritratto intimo che non saprei fare». Vogliono abiti firmati, orologi di marca, moto, un tavolo in discoteca e lo champagne a portata di mano. Lo ottengono col crimine. «Contano il denaro, i followers, l’aspetto», spiega Saviano. C’è un dato nuovo: «Nel vuoto di potere, per la prima volta al vertice delle organizzaz­ioni criminali ci sono i giovanissi­mi. In questa narrazione i genitori (così come le istituzion­i, lo Stato) sono assenti: «Non hanno la possibilit­à di avere un mutuo, di progettare una vacanza. Non hanno autorevole­zza, sono da proteggere o da disprezzar­e. I figli, dediti al crimine, hanno preso il loro posto».

Non c’è alternativ­a: «Mettere paura in un luogo in cui non c’è nulla è il capitale che ti rimane». La pistola apre tutte le porte. I personaggi non si giudicano, ci si concentra sulla loro vita emotiva. L’amore? Non ti devi sposare con la donna che ami, «saresti un debole, un femminiell­o», perché l’amore acceca e passa: devi solo pensare a mettere su famiglia. Per Saviano «i desideri dei ragazzi di periferia non sono più da ghetto, sono gli stessi di quelli del centro.

Il protagonis­ta, Francesco Di Napoli («al primo provino nemmeno mi presentai, pensavo che fosse una truffa»), fa il pasticcier­e e quei delinquent­i coi brufoli li vede tutti i giorni: «Non mi è stato difficile interpreta­rli. I miei coetanei che hanno scelto il crimine pensano che chi lavora, come me che faccio il pasticcier­e, sia uno stupido». Una società di «fottitori e fottuti», dice Saviano. Il regista voleva dipinta sul volto del protagonis­ta l’innocenza, uscendo dall’iconografi­a di film sulla camorra: «Non volevamo fare Gomorra junior».

 ??  ?? SpariUna scena di «La paranza dei bambini», film diretto da Claudio Giovannesi che firma la sceneggiat­ura con Maurizio Braucci e Saviano. Parla della perdita dell’innocenza di un 15enne e della sua ascesa nella camorra
SpariUna scena di «La paranza dei bambini», film diretto da Claudio Giovannesi che firma la sceneggiat­ura con Maurizio Braucci e Saviano. Parla della perdita dell’innocenza di un 15enne e della sua ascesa nella camorra

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