Corriere della Sera

Europa League, tanta gloria ma pochi soldi

La finale di Baku economicam­ente equivale al passaggio agli ottavi di Champions

- Carlos Passerini

Saranno vent’anni esatti il 12 maggio: calcistica­mente, e forse anche non solo, un’eternità. Anno del pallone 1999, l’europa League aveva ancora nome Coppa Uefa, la finale si giocò al Luzhniki di Mosca dove lo scintillan­te Parma di Malesani (oggi produce l’amarone sui colli veronesi e dice che Internet gli ha rovinato la vita) mise 3 gol al Marsiglia portandosi a casa il trofeo 4 anni dopo la prima volta.

All’epoca il portaombre­lli argentato era roba nostra: dal 1989 (Napoli, Maradona) 8 vittorie italiane in 11 edizioni, una dittatura feroce prima del colpevole oblìo ventennale. Da allora non siamo più nemmeno arrivati in finale, al massimo in semi. Prima per snobismo, poi, dopo l’esplosione una decina d’anni fa dei ricavi della Champions, per scarsa convenienz­a. L’europa League è una coppa povera, la questione è tutta lì. Schiacciat­a dall’enorme ricchezza della competizio­ne principale, che ha un budget quattro volte superiore, 2,04 miliardi contro 510 milioni, L’EL è stata (e continua a essere) qualcosa di molto simile a una seccatura, a queste latitudini. Un errore anche strategico che negli anni ci è costato carissimo e che abbiamo risolto solo grazie alla favorevole (per noi) riforma della Champions con i 4 posti (per ora) garantiti alla A.

Inter, Napoli, Lazio: ai sedicesimi questa volta ne abbiamo tre. Cosa potrebbero guadagnare? Gloria abbastanza, quattrini pochi. Mettiamola così: Inter e Napoli, eliminate ai gironi di una Champions che ha fatto loro incassare rispettiva­mente 42,7 e 44,2 milioni, se il 29 maggio arrivano in fondo alla Euroleague pareggiano giusto il mancato guadagno degli ottavi, 12 milioni. Alzare il trofeo a Baku garantisce infatti circa 13,5 milioni in soli premi, senza market pool, contro gli 82,5 della Champions, sempre di soli premi. Già, non c’è confronto, l’ombrellier­a non è un affare, non economicam­ente parlando, almeno. Ma continuare a snobbarla, ancora oggi, dopo vent’anni, e con l’ultima Champions che risale al 2010, è un autogol.

Vent’anni

Dal 1989 al 1999 8 vittorie su 11 edizioni per i club italiani, poi 20 anni di buio

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