No di Gasparri al processo per Salvini: atto di governo
Una volta cita «l’interesse pubblico di governo», un’altra la «salvaguardia della funzione di governo», un’altra ancora la «valenza governativa della scelta». Per il presidente della Giunta del Senato Maurizio Gasparri, il ministro dell’interno Matteo Salvini nel «caso Diciotti» ha agito con un «movente esclusivamente governativo», peraltro pubblicamente condiviso dal premier Giuseppe Conte, e dunque propone di votare no alla richiesta di processarlo avanzata dal tribunale dei ministri di Catania. Contestualmente, Gasparri ha mandato le note di «corresponsabilità politica» sottoscritte dallo stesso Conte, dal vicepremier Di Maio e dal ministro Toninelli, alla Procura di Catania (tramite la presidenza del Senato) affinché vengano trasmesse al tribunale dei ministri per ulteriori valutazioni. Nel frattempo la discussione sulla sorte di Salvini va avanti, e in Giunta è cominciato il dibattito sulla proposta di Gasparri. In realtà il tribunale aveva già accertato il movente politico-governativo che tra il 20 e il 25 agosto spinse il ministro a negare il permesso di sbarco ai 177 migranti bloccati a bordo della Diciotti; i giudici chiedono se «un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante» o «un preminente interesse pubblico» possano giustificare il reato di sequestro di persona che loro hanno ipotizzato. Per Gasparri la valutazione del Parlamento non si può estendere «alla scelta dei mezzi» con cui il governo persegue l’interesse pubblico,ma deve limitarsi a verificare se quello fosse l’obiettivo di Salvini, e ciò «emerge in maniera sicura e indiscutibile». Per l’ex presidente del Senato Pietro Grasso (Leu) questo approccio rappresenta «una deriva pericolosa», mentre la vicepresidente del Senato Anna Rossomando, del Pd, contesta: «Noi dobbiamo decidere se è ammissibile, e se è un interesse dello Stato, che venga usato come strumento di trattativa con l’europa un comportamento illecito che priva le persone della loro libertà. Inoltre non penso che una mia linea politica di per sé diventi una linea politica dello Stato, altrimenti dovremmo dedurre che decido io, che lo Stato sono io». La Giunta dovrebbe votare la prossima settimana, poi la parola passerà all’aula.