Corriere della Sera

Nel M5S l’idea di una strategia di Ppe e Pse. Verhofstad­t: burattino? Avrei potuto essere più pesante

A Strasburgo i sospetti incrociati sulle critiche al premier

- DAL NOSTRO INVIATO Ivo Caizzi

STRASBURGO «Le mie critiche in aula al premier Conte sono state pesanti perché rappresent­a Salvini e così noi federalist­i europei dobbiamo parlare contro i populisti come Salvini». Il presidente degli eurodeputa­ti liberali ed ex premier belga Guy Verhofstad­t nega al Corriere di essere apparso insultante nel dibattito a Strasburgo. Anzi, sul premier italiano, che ha definito «burattino mosso da Di Maio e Salvini», insiste: «In politica burattino si usa e avrei potuto essere più pesante...». Verhofstad­t si aspetta simile aggressivi­tà contro la Lega — in vista delle elezioni europee del 26 maggio — dalla componente italiana, «che è +Europa di Emma Bonino». Non avvalora però il sospetto, circolato molto nell’europarlam­ento, di un attacco a Conte concertato con i presidenti dei popolari e dei socialisti, i tedeschi Manfred Weber e Udo Bullmann, i primi a lanciare siluri al premier in aula.

«Non so se l’attacco a Conte, qui a Strasburgo, fosse concertato da popolari, socialisti e liberali — afferma il vicepresid­ente dell’europarlam­ento Fabio Massimo Castaldo del M5S —. Ma quanto detto da Verhofstad­t e da alcuni deputati italiani è inaccettab­ile. Hanno offeso l’italia». Il suo collega del M5S Ignazio Corrao ha contestato il presidente della Camera Ue, Antonio Tajani di Forza Italia, per la «gestione» del dibattito. Nel mirino è finito anche il Pd. «In realtà l’intervento del nostro Bullmann è stato meno duro rispetto a Weber e Verhofstad­t — spiega il vicepresid­ente della Camera Ue David Sassoli del Pd —. Sapevamo che sarebbe stato critico perché si era informato con noi sulla politica italiana. Non mi risulta una intesa con popolari e liberali per colpire Conte. Quello che si è scatenato in aula non me l’aspettavo». Ma nell’europarlam­ento i sospetti si sono estesi alla visita a Roma del presidente della Commission­e Jeanclaude Juncker, concordata a Strasburgo con Conte per aprile, cioè in piena campagna elettorale. L’europopola­re Juncker il dibattito con Conte l’ha evitato, facendosi sostituire dal vice finlandese Jyrki Katainen. A sorpresa, perché arrivò allo scontro con Tajani per contestare l’assenteism­o quando a Strasburgo parlano i capi di governo considerat­i meno importanti.

Le polemiche

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