Non doveva dire «burattino» ma non ha fatto un discorso anti-italiano
Caro Aldo, è scontro Europaitalia? Direi di no. Anche perché in Europa nessuno parla dello scambio di opinioni tra il leader dei liberali europei e il premier italiano. Solo media e politici italiani alzano un polverone. Penso che la classe politica (e giornalistica) italiana verrà irrisa ancora una volta. Guy Verhofstadt in realtà nel suo intervento chiedeva al premier italiano, al termine di un discorso articolato, per quanto tempo ancora sarà il «burattino» in mano ai suoi due viceministri. Una domanda. Tutto qua.
Leo Berenovic
Politici e giornalisti, intellettuali e fan dei social si sono lamentati del fatto che un deputato del parlamento europeo abbia fatto una domanda sui generis al premier italiano in tal modo, secondo loro, disprezzando non solo l’istituzione che egli rappresenta ma anche il popolo sovrano tricolore. Lancia in resta condanniamo il reprobo liberale belga. Ma non dimentichiamo che mentre costui parlava, i parlamentari italiani tra lazzi e sberleffi si mettevano a fischiare e ululare sonoramente nell’udire il nome dell’ex presidente Giorgio Napolitano. Il signor Verhofstadt lo stava citando come esempio di «eroico e strenuo difensore dell’europa». Io mi scandalizzo per i rappresentanti del popolo italiano che danno di questi spettacoli all’estero.
Eva Nesi Cari lettori, aggiungerei che Verhofstadt ha parlato in italiano e ha avuto parole molto calorose per il nostro Paese. Non era insomma un discorso antiitaliano. La definizione di «burattino» non mi è piaciuta. Ma criticare un leader politico non è lesa maestà. Aggiungo che la maggioranza di noi non conosceva l’esistenza di Giuseppe Conte prima che, senza mai essersi presentato alle elezioni, avesse l’incarico di formare il governo. Ricevuta la fiducia delle Camere, è un leader legittimato, perché in Italia i governi non sono eletti dal popolo. Ma l’unità nazionale non la rappresenta lui.