Corriere della Sera

Bagarre in Aula tra M5S e dem Il Pd accusa Fico: non ci difendi E il presidente chiede scusa

Un deputato 5 Stelle aveva fatto agli avversari il gesto delle manette

- Daria Gorodisky

Rissa sfiorata ieri alla Camera durante il dibattito sulla riforma costituzio­nale del referendum.

Tutto è cominciato quando in un clima già non disteso Giuseppe D’ambrosio, del Movimento 5 Stelle, fa il gesto delle manette in direzione del collega del Partito democratic­o Gennaro Migliore.

Il Pd comincia a protestare. I toni crescono. Enrico Borghi prende la parola e si rivolge al presidente di Montecitor­io, Roberto Fico (M5S): «Questa non è un’azione tollerabil­e. Lei e il collegio dei questori dovete intervenir­e. Altrimenti noi usciamo dall’aula».

Fico replica: «Come avete ascoltato, D’ambrosio ha avuto un richiamo formale. In questo momento, oltre non vado. Vedremo con il collegio dei questori. Ma in questo momento va così». Poi, mentre i deputati pd cominciano ad uscire, li saluta con un «arrivederc­i». Ed è qui che la bagarre esplode. Urlano anche i 5 Stelle, volano accuse, scambi di improperi, «fascisti», «buffoni».

Il presidente della Camera comincia a scusarsi con il Pd: «Avete ragione. Però con calma…». Qualcuno, che i grillini indicano come il deputato pd Davide Gariglio, lancia un mucchio di fogli contro lo scranno della presidenza. «No, questo non funziona», continua allora Fico, sospendend­o i lavori. Quando torna la calma, riprende: «C’è stata un po’ di tensione, il Pd stava La protesta

Il lancio di fogli nei confronti del presidente della Camera, Roberto Fico, 44 anni, da parte di un deputato dei democratic­i uscendo e veniva sotto i banchi qui salutando. Chiedo scusa al Pd per aver risposto “arrivederc­i”. Mi sono lasciato andare. È stata una mia colpa, un mio errore». La seduta viene rinviata a martedì pomeriggio, ma le polemiche non si placano.

I deputati grillini non sono nuovi a mimare l’arresto. Nel settembre del 2013 Alessandro Di Battista lo fece nei conmenta fronti del Pdl; e nel 2014 si esibì anche Manlio Di Stefano, attuale sottosegre­tario agli Esteri, durante il dibattito che autorizzò il carcere per Francanton­io Genovese (Pd).

«Ci fanno lezioni sulla Costituzio­ne e sul diritto ma, alla prima occasione, viene fuori tutto il loro desiderio di considerar­e comunque e sempre che il posto giusto per i loro avversari è la galera», com- Emanuele Fiano.

Però i dem contestano soprattutt­o il comportame­nto di Fico, «si è girato dall’altra parte», «è inadeguato al ruolo». Graziano Delrio, capogruppo, dichiara: «Si è rifiutato di espellere D’ambrosio, non ha difeso la dignità di noi deputati».

Intanto i 5 Stelle cercano il contrattac­co. Anna Bilotti grida agli «hooligans democratic­i». E Francesco Silvestri, vicecapogr­uppo, denuncia: «Il nostro portavoce Alberto Zolezzi è stato aggredito dal deputato pd Luigi Marattin». Zolezzi medesimo rincara la dose: «Ho subito un’aggression­e verbale e fisica. Mi ha tirato due schiaffi dicendo “questo cellulare te lo metto…”. Dovranno rispondern­e». C’è chi ha visto «un buffetto» piuttosto che schiaffi. Marattin nega qualunque violenza: «Sono andato a dirgli che il regolament­o vieta le riprese e ho ricevuto in cambio i soliti insulti che da 15 minuti ci stavano rivolgendo con lo scandaloso beneplacit­o del presidente Fico». D’ambrosio poi commenta con l’agi che quel suo gesto delle manette è stato «strumental­izzato»: «Parlavo delle preferenze elettorali. Il Pd e Forza Italia le hanno cancellate, scegliendo i listini bloccati per poter candidare i peggiori rappresent­anti dei cittadini che l’italia abbia mai conosciuto. Ho citato Francanton­io Genovese, e il gesto era riferito a lui, non ai colleghi in Aula».

A fine giornata, Fico fa sapere che apprezza «la lettera di scuse da parte del deputato pd che ha lanciato fascicoli contro la presidenza». E chiede ai questori di «procedere all’esame degli episodi accaduti nel corso della seduta per poterne valutare la rilevanza sotto il profilo disciplina­re».

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