«I piccoli visti come intrusi, una molla per la violenza»
Un’altra bambina aggredita da un padre che non è il suo. Cosa fa scattare tanta violenza?
«Il figlio della compagna viene sentito come un antagonista, un intruso, e questo può far scattare la molla dell’aggressività in una persona che già vive un disagio personale scaturito da cause differenti. Anche nelle coppie tradizionali la nascita di un figlio rischia di creare difficoltà e di minare la solidità del rapporto. A maggior ragione può accadere quando la storia di due nuovi partner deve ancora essere costruita». L’analisi è di Luigi Rinaldi, responsabile del day hospital di psichiatria della Fondazione Policlinico Gemelli Ircss, autore del libro «Sul nascere madri e padri, l’abisso, le sue insidie, le sue possibilità», edito da Franco Angeli.
L’autore della violenza l’ha attribuita a un raptus, termine abusato. Che cos’è?
«Avere un raptus significa perdere la capacità di mantenere un rapporto armonico con la realtà. E così può prevalere l’istinto: in questo caso l’aggressività nei confronti della piccola ha preso il sopravvento senza la capacità di contenerla».
Le relazioni che nascono dopo la fine di una precedente unione sono più esposte al disagio che si viene a creare nell’accudimento dei figli?
«Proprio così. I due nuovi partner portano con sé dalla famiglia originaria storie travagliate. Il legame va ricostruito da zero, soprattutto quello con i figli. È probabile che il dramma di Genzano sia espressione di un fallimento già in atto della relazione con la compagna e con i figli. Chi arriva a picchiare un bambino manca della capacità di sintonizzarsi con i bisogni del piccolo che vorrebbe solo essere protetto, niente altro».