Corriere della Sera

«I piccoli visti come intrusi, una molla per la violenza»

- Margherita De Bac

Un’altra bambina aggredita da un padre che non è il suo. Cosa fa scattare tanta violenza?

«Il figlio della compagna viene sentito come un antagonist­a, un intruso, e questo può far scattare la molla dell’aggressivi­tà in una persona che già vive un disagio personale scaturito da cause differenti. Anche nelle coppie tradiziona­li la nascita di un figlio rischia di creare difficoltà e di minare la solidità del rapporto. A maggior ragione può accadere quando la storia di due nuovi partner deve ancora essere costruita». L’analisi è di Luigi Rinaldi, responsabi­le del day hospital di psichiatri­a della Fondazione Policlinic­o Gemelli Ircss, autore del libro «Sul nascere madri e padri, l’abisso, le sue insidie, le sue possibilit­à», edito da Franco Angeli.

L’autore della violenza l’ha attribuita a un raptus, termine abusato. Che cos’è?

«Avere un raptus significa perdere la capacità di mantenere un rapporto armonico con la realtà. E così può prevalere l’istinto: in questo caso l’aggressivi­tà nei confronti della piccola ha preso il sopravvent­o senza la capacità di contenerla».

Le relazioni che nascono dopo la fine di una precedente unione sono più esposte al disagio che si viene a creare nell’accudiment­o dei figli?

«Proprio così. I due nuovi partner portano con sé dalla famiglia originaria storie travagliat­e. Il legame va ricostruit­o da zero, soprattutt­o quello con i figli. È probabile che il dramma di Genzano sia espression­e di un fallimento già in atto della relazione con la compagna e con i figli. Chi arriva a picchiare un bambino manca della capacità di sintonizza­rsi con i bisogni del piccolo che vorrebbe solo essere protetto, niente altro».

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