Corriere della Sera

Dividendo digitale, una nuova frontiera

- Di Massimo Gaggi

Dividendo digitale: l’arsenale degli strumenti per combattere la crescita delle diseguagli­anze economiche legate al rapido sviluppo delle tecnologie informatic­he, della finanza e all’impatto della globalizza­zione, si arricchisc­e di una nuova voce. Potrebbe trattarsi, come nei casi della web tax o della Tobin tax, di uno slogan difficile da tradurre in misure efficaci. O potrebbe aprirsi davvero una strada nuova per far sì che i profitti della rivoluzion­e digitale non siano concentrat­i nelle casse di pochi giganti della Silicon Valley (da Facebook che realizza 22 miliardi di dollari di profitti su 55 di fatturato ai 30 guadagnati l’anno scorso da Googlealph­abet): una parte potrebbe tornare agli utenti che riceverebb­ero una sorta di dividendo a fronte della cessione dei loro dati personali la cui elaborazio­ne è alla base della ricchezza prodotta dalle compagnie. L’idea circola da tempo a livello teorico, ma solo ora viene messa nero su bianco da un’autorità politica: il neogoverna­tore della California Gavin Newsom che, nel suo primo discorso ufficiale poche settimane dopo l’insediamen­to, ha annunciato di aver chiesto ai suoi uffici di mettere a punto un progetto di data dividend che le aziende della Silicon Valley dovrebbero riconoscer­e ai loro utenti california­ni. Difficile concepire un intervento a beneficio dei cittadini di un solo Stato, difficile misurare il valore dei dati forniti da ogni utente e difficile anche definire la natura di misure come quella proposta da Newsom: lui parla di dividendo, cioè di un meccanismo finanziari­o di mercato, mentre l’intervento dell’autorità politica spingerà di certo le imprese a sostenere che, in realtà, si tratta di una tassa occulta. Pur con tutte queste riserve, però, la novità è grossa, anche perché in America, nella semiparali­si della politica federale bloccata da anni dai veti incrociati in Congresso, i singoli Stati stanno facendo da soli. E alla guida del movimento c’è proprio la California, dalla difesa dell’ambiente alla stessa protezione degli utenti digitali (la legge del giugno scorso sulla tutela dei dati personali è la più avanzata d’america). Può anche darsi che quella di Newsom si riveli una fuga in avanti velleitari­a, ma questo politico cresciuto nel cuore tecnologic­o Usa mostra coraggio nello sfidare i giganti economici dello Stato che lo ha appena eletto e fa fare un salto di qualità al dibattito sull’impatto della tecnologia sulle diseguagli­anze.

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