La Ferrari per i 90 anni sarà meno «rossa»
Meno rossa, più rock e più magra La SF90 rilancia la sfida alla Mercedes Binotto: «Più forti dell’anno scorso»
FONDATO NEL 1876
MARANELLO Spunta dal pavimento fra le luci dei laser, sollevata da una pedana invisibile fra gli «ohooo» dei duecento presenti all’interno dell’hangar della logistica trasformato in uno spettacolare teatro, a pochi passi dalla pista di Fiorano. La protagonista ama le tinte dark, una Ferrari così non si era mai vista. Rossa opaca, c’è tanto nero sulla carrozzeria al posto del tradizionale bianco ed è sparito il quadrifoglio verde portafortuna perché l’alfa Romeo ora ha un team autonomo e non è più sponsor: la SF90 nel nome omaggia i 90 anni della Scuderia fondata da Enzo Ferrari (cadono il 16 novembre) e promette di essere molto rock.
Fa discutere quel colore che sotto i riflettori vira su toni arancio, non sarà il massimo dell’eleganza ma che cosa importa? Serve a contenere peso e se funziona va bene così. Prima di lasciare il palco John Elkann non resiste alla tentazione di accarezzare la macchina per vedere che effetto fa, poi si mette un cappellino rosso e ne distribuisce altri uguali all’amministratore delegato Louis Camilleri, a Piero Ferrari, a Mattia Binotto visibilmente emozionato alla sua prima uscita da team principal, a Sebastian Vettel e a Charles Leclerc. Mick Schumacher fra i giovani dell’academy li osserva dalla platea.
Si abbracciano tutti e scattano una foto, è il messaggio presidenziale per dire: «Siamo una squadra». Una squa-
dra che deve vincere per «proseguire il sogno» del Drake, stracitato ieri. «Essere Ferrari» è il motto scritto ovunque e vuol dire «osare, cercare soluzioni originali e spingersi oltre». «Ed Essere Ferrari — continua il nipote dell’avvocato — significa l’orgoglio di una squadra che unisce un intero Paese e che rappresenta il meglio dell’italia».
Lo spirito c’è, ma servirà un grosso balzo per battere la superpotenza Mercedes capace di conquistare 74 Gp su 100 dall’inizio dell’era ibrida, nel 2014. Ma non c’è paura sui volti degli uomini della Gestione Sportiva, piuttosto la consapevolezza di dover affrontare una sfida enorme. Nei discorsi torna spesso la parola «serenità» come a voler rimarcare una linea di confine rispetto al passato. Poi Camilleri ringrazia Maurizio Arrivabene e Kimi Raikkonen «per il loro contributo significativo nelle ultime due stagioni», ma sono capitoli ormai chiusi.
Tutto corre verso un nuovo orizzonte, verso il debutto di lunedì nei test a Barcellona. Toccherà a Vettel battezzare la SF90 (già domani nei primi 100 km del filming day al Montmelò) che, vestito a parte, assomiglia tanto alla monoposto dell’anno scorso. «Da fuori può sembrare così — assicura Binotto — ma non c’è un solo pezzo che sia uguale». Serviva continuità, non rottura secondo l’ingegnere reggiano entrato 25 anni fa da stagista a Maranello «perché negli anni scorsi non abbiamo vinto ma non ci si siamo andati poi così lontani». «E quindi non c’era bisogno di rivoluzioni. Evoluzione significa che i principi fondamentali della vettura sono rimasti invariati ma che abbiamo spinto su ogni elemento per superare i limiti precedenti. E adesso, ne sono convinto, siamo più forti dell’anno scorso».
Quanto è da capire, le nuove regole sull’aerodinamica sono un’incognita, non solo per la Ferrari: si temono macchine più imprevedibili, nervose e scorbutiche. «Saranno più sensibili in base alle diverse condizioni, l’altezza da terra e il vento laterale per esempio possono incidere molto. E allora chi avrà progettato una macchina solida e facile da guidare si sarà avvicinato all’obiettivo». Con la divisa da dura la nuova Rossa dovrà imparare a fare anche le coccole. Sapendo che buona parte della partita si giocherà sulla potenza, da piccoli indizi si capisce quanto i tecnici siano intervenuti sul motore per ottenere più cavalli e una maggiore efficienza. Le operazioni su V6 turbo, sui motori elettrici e sull’impianto di raffreddamento hanno stretto ancora di più i fianchi, come dice Binotto «tutta la monoposto è più magra». E con una dieta così deve essere affamatissima.
Elkann Essere Ferrari significa l’orgoglio di una squadra che unice un Paese e che rappresenta il meglio dell’italia
Vettel Se sono qui è per vincere, è la mia unica missione Charles? Non ho dubbi sarà subito veloce
Leclerc Pressione? Non la sento e non me la metto da solo. Piuttosto parlerei di emozione perché vedo realizzato il mio sogno