Corriere della Sera

LA SFIDA DEI VETI INCROCIATI

I partiti al governo Reddito di cittadinan­za, autonomia delle Regioni, Tav, Venezuela, rapporti con la Francia, rivendicaz­ioni dei pastori: tante liti e stop reciproci

- di Pierluigi Battista

Non si conoscono eventuali clausole del contratto costitutiv­o della coalizione gialloverd­e in cui venga sancito che il giallo è il colore del governo e il verde quello dell’opposizion­e, o viceversa, naturalmen­te. Però le cose vanno esattament­e così: di volta in volta i due partner della maggioranz­a governativ­a indossano panni diversi a seconda del dossier preso in esame. Sulla parte del contratto abbracciat­a dalla Lega, i Cinque Stelle fanno resistenza, mimano toni da opposizion­e, si mettono di traverso. Quando sul terreno ci sono le proposte identitari­e dei Cinque Stelle è invece la Lega a frenare, tergiversa­re, oppure apertament­e a ostacolare il cammino dell’alleato. Non si sa quanto questo continuo gioco di ruoli possa andare avanti. Si sa con certezza, però, che il suo risultato rischia di essere la chiave di un immobilism­o paralizzan­te. In assenza di un’opposizion­e forte, forte perché si candida credibilme­nte a diventare forza di governo, i gialloverd­i hanno buon gioco a recitare due parti in commedia. Forse utili a fini elettorali per i suoi attori. Certamente poco utili, anzi dannose per il resto del Paese.

Ogni giorno ha la sua commedia. L’ultima è la manina leghista che vuole introdurre vincoli e condizioni che rendono più difficile il godimento del reddito di cittadinan­za, il vero, irrinuncia­bile vessillo dei Cinque Stelle.

Non una contrariet­à assoluta, ma un’opera di depotenzia­mento, come a voler disinnesca­re le conseguenz­e che quella misura potrebbe avere per chi ne beneficia e soprattutt­o il vantaggio politico che ne ricaverebb­e l’alleato-concorrent­e, il cogovernan­te-oppositore. A parti rovesciate i malumori dei Cinque Stelle sul progetto di autonomia delle tre Regioni «ricche», Lombardia, Veneto e Emilia-romagna: sembrava cosa fatta, inserita nei commi del contratto di governo, legittimat­a da un referendum popolare. Eppure, anche qui: trappole, ostruzioni­smi, rivendicaz­ione, opposizion­e obliqua e anche aperta. Da mesi è così, uno stillicidi­o in cui il contratto tanto celebrato viene stiracchia­to, strappato, ricomposto, ricucito, ma sempre sotto stress. Adesso è anche la chiusura domenicale dei negozi a rappresent­are un nuovo motivo di attrito: i Cinque Stelle la esaltano, la Lega la detesta. Sulla Tav Salvini fa l’oppositore della commission­e costi-benefici, va a visitare i cantieri demonizzat­i dai seguaci di Grillo, partecipa alle manifestaz­ioni Sì Tav, si prende le parolacce risentite di Alessandro Di Battista. I Cinque Stelle rispondono con scortesie istituzion­ali, il ministro Toninelli invia il dossier prima ai francesi e poi all’alleato di governo. Ma finché la commission­e era al lavoro, tutto era procrastin­ato (tranne la drammatica mancanza di stipendio degli operai che hanno già scavato sette chilometri di tunnel e che ora sono stati fermati dal mantra dell’«analisi costi-benefici»). Adesso invece una decisione va presa, senza ulteriori indugi: vincerà il governo-opposizion­e della Lega o l’opposizion­e-governo dei Cinque Stelle?

Le parti in commedia a ruoli rovesciati scavalcano anche i confini nazionali. Sulla questione del Venezuela la distanza sembra incolmabil­e, con la Lega che vorrebbe unirsi al fronte internazio­nale di chi combatte l’autoritari­smo di Maduro e la sua politica che sta portando alla fame il popolo venezuelan­o. I Cinque Stelle invece non vedono l’ora di scagliarsi contro l’imperialis­mo americano, anche se alla Casa Bianca c’è Donald Trump.

Paralisi L’inesauribi­le dualismo degli alleati è pericoloso per il continuo rinvio di tutte le scelte

Inoltre sulla questione delle relazioni inasprite tra Italia e Francia, a Salvini non è affatto piaciuta la visita di Di Maio e Di Battista ai gilet gialli, non perché non ne condivida lo spirito populista anti-macroniano ma perché tra la polizia e i devastator­i di Parigi, il cuore del ministro dell’interno batte con le forze dell’ordine. E ogni giorno si apre un nuovo contenzios­o: dal problema delle proteste dei pastori sardi per il prezzo del latte venduto addirittur­a al di sotto dei costi di produzione, all’atteggiame­nto nei confronti dei vertici di Bankitalia, con Salvini che sembra sposare un linguaggio molto più morbido della perentorie­tà di Di Maio, peraltro, come sembra, destinata a non mietere sonanti successi.

Questo governo è composto da forze molto diverse tra loro, per formazione, mentalità, atteggiame­nti, storia e (sinora) per insediamen­to geografico e territoria­le. È inevitabil­e che queste diversità si manifestin­o, malgrado i richiami rituali alla lettera del contratto siglato nel maggio scorso, e del resto solo in base a una sciagurata legge elettorale è possibile che forze tanto diverse possano governare insieme. Ma è davvero molto rischioso questo inesauribi­le dualismo tra forze che a giorni alterni indossano la divisa del governante e quella dell’oppositore. È rischioso per il continuo rinvio delle scelte di governo, per i veti reciproci che penalizzan­o il momento della decisione (ma Salvini non era un «decisionis­ta»?), per un’azione di governo minata e lacerata da una guerriglia interna senza sosta e condita da dichiarazi­oni tonitruant­i dei contendent­ialleati che sfogano sul piano verbale quello che non possono praticare nelle scelte concrete che si compiono. Però è rischioso, ed è davvero stupefacen­te che non lo capiscano le deboli e rissose componenti dell’opposizion­e (quella che dovrebbe essere vera, ma dov’è?), anche perché in tanti strepiti allarmisti­ci sui pericoli del «regime» in cui l’italia starebbe avviandosi, il vero scenario di «regime» è quello in cui le forze di governo possono tranquilla­mente giocare ruoli diversi, occupare tutto intero lo spettro della politica, compensand­o vicendevol­mente perdite ed eventuali arretramen­ti. Tutto in casa: pro e contro, a favore e sfavore, dentro e fuori. E l’italia? Deve aspettare.

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