Corriere della Sera

IL CAFFÈ Le tre fanatiche

- di Massimo Gramellini

Come in un romanzo di Ian Mcewan, c’è un malato grave che può ancora scamparla e una religione che vuole impedirgli­elo: per i testimoni di Geova le trasfusion­i di sangue sono tabù. Fede e scienza si fronteggia­no al capezzale di un reparto chirurgico del Salernitan­o e alla fine vince la scienza, o la sopravvive­nza. Grazia Di Nicola accetta di «contaminar­si» con il sangue di altri esseri umani. Una decisione che le salva la vita, ma gliela cambia per sempre. La sua comunità la scaccia come indegna, effetto collateral­e che forse aveva messo nel conto. Ma non basta: le tre figlie grandi, cresciute da lei nel medesimo credo, la ripudiano. Si rifiutano non solo di continuare a vederla, ma di respirare la sua stessa aria. Prima trovano rifugio in casa di correligio­nari, poi lasciano il paese natio per un rifugio sconosciut­o, dove non debbano scontare ogni giorno la vergogna di sentirsi figlie di chi ha preferito obbedire all’istinto invece che al dogma.

Qui non si nega il diritto di un club di espellere chi non ne rispetta le regole. Ma si rimane sgomenti ogni volta che i legami di appartenen­za ideologica prevalgono su quelli di sangue. Quando un estremista politico consegna i parenti ai boia della rivoluzion­e. Quando un invasato religioso ammazza una figlia ritenuta infedele (e la fa franca, come è appena successo in Pakistan). Quando, in nome dell’amore divino, tre ragazze negano l’essenza dell’amore filiale, che consiste nell’essere felice che tua madre sia viva.

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