Corriere della Sera

La rabbia dei grillini contro Salvini «Ha già avuto Savona alla Consob»

L’istituto di previdenza a rischio blocco in caso di disaccordo

- di Lorenzo Salvia

«Se ci vogliamo pesare, non dobbiamo guardare ai sondaggi di adesso. Ma al voto del 4 marzo, ai numeri in Parlamento. I primi siamo noi, e la Lega ha già avuto Savona alla Consob. Non possono mica prendere tutto loro». A parlare è un uomo di governo del Movimento 5 Stelle. E basta ascoltare la sua voce per capire cosa c’è dietro lo scontro sul nuovo presidente dell’inps. Non solo una poltrona pesante, specie adesso che l’istituto di previdenza sarà chiamato a gestire le domande di Quota 100 e il reddito di cittadinan­za. Ma soprattutt­o i rapporti di forza tra i due alleati di governo che adesso, una volta esaurita la «fase contrattua­le» in cui sono riusciti a trovare una sintesi, si scontrano in campo aperto.

Il candidato della Lega, il «quasi interno» Mauro Nori, non ha veri nemici, nemmeno all’opposizion­e. E per questo sembra in vantaggio. Il candidato del Movimento 5 Stelle, l’ideatore del reddito di cittadinan­za Pasquale Tridico, è invece appoggiato solo dai suoi. E con meno entusiasmo di qualche tempo fa visto che durante l’esame della legge di Bilancio i rapporti si sono deteriorat­i con una parte del Movimento, in particolar­e con il sottosegre­tario all’economia Laura Castelli. Ma resta il candidato di bandiera. Anche perché il suo nome era in lizza anche per l’anpal, l’agenzia che gestirà in prima battuta il reddito di cittadinan­za. Ma poi è stato superato in corsa dall’«americano» Mimmo Parisi, l’ideatore dei navigator, professore all’università del Mississipp­i. Un secondo sorpasso non sarebbe tollerabil­e per il diretto interessat­o. Per questo il M5S, nonostante tutto, continua a premere per il suo nome.

Lo scontro non è solo sulle persone ma anche sulla visione dell’inps: la Lega vuole un uomo che conosce una macchina complessa. Il Movimento 5 Stelle teorizza invece l’arrivo di un esterno, che proprio perché «nuovo» non rischi di rimanere ingabbiato nelle logiche complesse dell’inps. E in queste ore suggerisce un piano B. La scelta di un commissari­o che traghetti l’istituto per qualche mese, in attesa che il quadro politico si chiarisca. Non dovrebbe essere uno dei due nomi in corsa, ma un tecnico che garantisca la transizion­e senza mettere ipoteche sul futuro ruolo di presidente. Una parentesi.

Perché quando si parla di nomine non bisogna mai guardare alla singola tessera ma alzare lo sguardo verso l’intero mosaico. Sono tante le poltrone in ballo in queste settimane. Finora l’unico colpo l’ha messo a segno la Lega con l’ex ministro Paolo Savona che ha bruciato il candidato del Movimento 5 Stelle Marcello Minenna. Anche in questo caso una seconda sconfitta, non personale ma politica, non sarebbe tollerata. Ma c’è un rischio. Dalla mezzanotte di venerdì l’inps è senza presidente. La prorogatio è stata esplicitam­ente esclusa e l’istituto può procedere solo alla ordinaria amministra­zione sotto la guida del direttore generale Gabriella De Michele. Se non si troverà rapidament­e una soluzione, un nuovo presidente o almeno un commissari­o, alcune attività potrebbero bloccarsi. Come organizzar­e la struttura, ad esempio, per smaltire le domande di Quota 100? E quale criterio di precedenza scegliere per lavorarle? Anche per questo la poltrona dell’inps conta ancora di più di quanto sembra.

Sul tavolo

Il nuovo vertice Inps deve affrontare la delicata partita delle domande di Quota 100

Ipotesi commissari­o

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