Corriere della Sera

A CARDITO (NAPOLI)

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Sono figli d’una miseria di ritorno. Giuseppe, 7 anni, ammazzato a bastonate perché aveva «rotto la sponda del letto», abitava nel devastato hinterland napoletano di Cardito. Sono prigionier­i nel vuoto delle nostre periferie. Andrea, 8 anni, sopravvive­va in una roulotte di nomadi a Carmagnola, vicino Torino, quando l’hanno buttato via come una scarpa vecchia e lui, vagando sulla Provincial­e 129, ha detto ai vigili sbalorditi «la mia mamma non mi vuole più». Sono vittime di una ferocia così assoluta da apparirci nuova (poiché la ferocia è memoria che tendiamo a rimuovere). La piccola di Genzano ora in ospedale veniva pestata spesso dall’uomo di sua madre nella stamberga di via San Carlino, ai Castelli: a 22 mesi, dava noia perché piangeva.

È forte, ammettiamo­lo, la tentazione di fare del sociologis­mo davanti a un simile filotto di orrori. E forse non è nemmeno così fuorviante. Floriana Lo Bianco, da psicoterap­euta a lungo impegnata coi minori, lo sa per esperienza: «Fino a un anno e mezzo fa, nel weekend, si chiudevano alcune case famiglia perché i ragazzi tornavano nelle famiglie d’origine. Ora non rientra più nessuno, il 90 per cento sta sotto tutela del Tribunale dei minori, la conflittua­lità è molto maggiore. Se si interviene di più con l’articolo 403 del codice, togliendo i figli Il 27 gennaio a Cardito, nel Napoletano, Giuseppe (foto), di appena 7 anni, è morto dopo essere stato picchiato dal compagno di sua madre: il 24enne Tony Essobti Badre. Il venditore ambulante si trova in carcere non solo perché accusato dell’omicidio del bimbo ma anche del ferimento della sorellina 21 Mila Erano gli ospiti di comunità e case famiglia censiti alla fine del 2015. Quasi il 58 per cento di questi erano accolti a seguito di provvedime­nti emanati dall’autorità giudiziari­a

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