Dell’utri non tornerà in cella: gli ultimi 11 mesi a Milano 2
Tribunale di sorveglianza, sì definitivo agli arresti domiciliari. È in precarie condizioni di salute
Marcello Dell’utri non tornerà in carcere. L’ex braccio destro di Silvio Berlusconi, che con il Cavaliere fondò Forza Italia, trascorrerà in «detenzione domiciliare» gli ultimi undici mesi che gli restano da scontare per la condanna a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa.
È stato il Tribunale di sorveglianza di Milano a concedere definitivamente a Dell’utri, 77 anni, la possibilità di proseguire la detenzione nella sua abitazione a Milano 2, quartiere residenziale di Segrate, hinterland a Nordest di Milano, la cui costruzione negli anni 70 fece la fortuna immobiliare di Silvio Berlusconi.
Poco prima che la condanna fosse confermata in Appello a Palermo, nella primavera 2014 Marcello Dell’utri fuggì in Libano dove fu arrestato e estradato in Italia nel giugno successivo dopo che la condanna divenne definitiva. Rinchiuso prima nel carcere di Parma e poi in quello di Rebibbia a Roma il 28 settembre 2018 ha ottenuto la detenzione domiciliare per i gravi problemi di salute che non permettono di garantirgli in carcere un adeguato trattamento sanitario. Nel provvedimento i giudici romani scrissero che «la gravità delle condotte illecite» per le quali era stato condannato, il rischio che fuggisse di nuovo, alcuni procedimenti giudiziari «gravi ed allarmanti» in cui è ancora coinvolto fanno ritenere che la sua «pericolosità» sia «senza dubbio molto consistente». Bisogna, però, «dare spazio alla tutela della salute», specificarono i magistrati i quali fissarono un termine per la detenzione domiciliare che scade in questi giorni.
I legali dell’ex parlamentare di Fi hanno chiesto di prorogarla al Tribunale di sorveglianza di Milano che è diventato competente dopo che Dell’utri è stato autorizzato a Anni La pena a cui era stato condannato Dell’utri per concorso esterno in associazione mafiosa trasferirsi a Segrate. Il collegio, presieduto dal presidente del Tribunale di sorveglianza Giovanna Di Rosa, ha esaminato il quadro sanitario e, tenendo conto delle condizioni di salute precarie, dell’età avanzata e della buona condotta che ha mantenuto fino ad oggi, ha ritenuto che fuori dal carcere possa essere curato meglio fino al termine della pena: 11 gennaio 2020.