Corriere della Sera

«La mia seconda vita? Moderare dibattiti sul vino»

Il comico ha «condotto» la festa del Buttafuoco Storico

- di Luciano Ferraro Corrieredi­vini © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

«Luigi Gatti è il Putin dell’oltrepò Pavese, è diventato capo per acclamazio­ne». Una risata squarcia l’atmosfera retrò di Palazzo Bovara a Milano, quartier generale della Confcommer­cio, camerieri in guanti bianchi sorvegliat­i da un grande ritratto di Carlo Sangalli, il presidenti­ssimo. La folla ordinata è pronta a festeggiar­e il compleanno numero 23 del Buttafuoco Storico.

È il rosso, rinato grazie a un club di 11 vignaioli, che porta il nome di una nave austro-ungarica. I marinai, dopo aver perduto una battaglia a Stradella, si consolaron­o facendo incetta di bottiglie nelle osterie.

Ora i produttori, che rispettano rigide regole per la produzione di qualità, sono 14, in una zona che comprende 7 Comuni del Pavese. Invece dei consessi interminab­ili sul futuro del vino hanno scelto la strada della dissacrazi­one e hanno affidato a Gene Gnocchi il ruolo di conduttore dell’evento. L’arrivo di un comico nel mondo del vino, sempre il bilico tra l’ufficialit­à e la baldoria, ha mostrato che si può parlare di annate e degustazio­ni senza prendersi troppo sul serio, elogiando un grande rosso lombardo anche con battute ironiche come quella su Gatti, presidente del Consorzio dell’oltrepò.

Ad ascoltare Gnocchi e i vignaioli c’era anche il ministro dell’agricoltur­a Gianmarco Centinaio, «innamorato del progetto del Buttafuoco che valorizza il territorio oltre al vino grazie a produttori che non guardano in faccia a nessuno».

Prima del suo incarico da conduttore conosceva il Buttafuoco Storico?

«L’ho conosciuto grazie a Fabiano Giorgi delle Cantine Giorgi, che avevo incontrato ad una rassegna vinicola a Pavia. L’ho trovato eccezional­e.

Adesso ho la casa invasa dal Buttafuoco — racconta Gene Gnocchi —. Dormo sulle casse di vino. Mi hanno mandato centinaia di bottiglie per farmi scoprire tutte le etichette». Come mai conduce dibattiti sul vino?

«Perché non c’è lavoro (lo dice con tono serio, ma tutti intorno ridono, ndr). Davvero, non so dove sbattere la testa, ho un ruolo a Dimartedì con Floris, poi basta. Mi hanno

chiamato a un paio di Feste dell’unità, ma per friggere». Poca tv, quindi ora ha scelto i dibattiti?

«Mi ha chiamato anche il centrosini­stra, poi ha scelto Peppino di Capri. È una battuta». Conosce l’oltrepò?

«Conosco soprattutt­o i suoi spumanti. Comunque l’oltrepò Pavese l’ho girato in automobile. Mi ha fermato la polizia e mi ha fatto la prova del

palloncino. Gli agenti hanno un macchinari­o che distingue il vino che hai bevuto. Hanno visto che era Buttafuoco e mi hanno aggiunto due punti alla patente, perché hanno detto che è molto buono». Quando ha iniziato a bere vino?

«Presto, quando ero ragazzo i miei avevano una trattoria tipica a Fidenza, in provincia di Parma. Si chiama “Al Duomo” e ci lavora ancora mia madre insieme a mio fratello. Lì ho iniziato a bere i primi bicchieri». Lavorava in trattoria?

«Servivo ai tavoli negli anni del liceo. Adesso i miei fratelli hanno aperto altri ristoranti, ho consigliat­o a tutti di inserire il Buttafuoco nelle liste dei vini». Le piacciono i rossi?

«A pranzo preferisco quelli più leggeri, come il Lambrusco Lini di Correggio». È l’azienda che ha creato una etichetta per Ligabue.

«Sì, dalle mie parti siamo abituati a rossi non fermi, come l’otrugo o il Gutturnio, oltre ovviamente al Lambrusco. Ma alla sera ci piace qualche rosso più potente». Visita le cantine delle sua zona?

«Certo, il lambrusco ha avuto un momento d’oro e poi una discesa. Ma adesso vive una stagione positiva. Le Cantine Riunite stanno facendo un ottimo lavoro, assieme a tante piccole cantine eccellenti nella zona del Graspaross­a e del Sorbara. Ma adesso, di sera, mi rilasso con il Buttafuoco Storico».

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