Ritorno di Aie, soddisfatto il Salone Gli indipendenti: «Ci rispettino»
Il direttore Lagioia: Torino fondamentale per la civiltà del libro. La preoccupazione dei piccoli marchi
«Dopo l’associazione degli editori indipendenti, Adei, fin da subito vicina al Salone, anche l’associazione italiana editori, Aie, ha deciso di condividere un progetto molto ambizioso. E la certificazione di Torino come luogo fondamentale per la civiltà del libro del nostro Paese è completa». All’indomani dell’intervista di Ricardo Franco Levi al «Corriere», sul ritorno dell’aie nella macchina del Salone, il direttore della fiera torinese, Nicola Lagioia, commenta la notizia. E nel farlo ricorda il percorso compiuto finora, dopo l’uscita nel 2016 dell’aie (allora tra i soci) da un Salone in grave difficoltà e la creazione, a Milano, della rassegna concorrente Tempo di Libri. «Due anni fa — sottolinea Lagioia — grazie al coraggio degli editori indipendenti, alla passione dei torinesi e di tutti gli amanti della lettura sparsi in giro per l’italia, il Salone non si è solo salvato, ma ha ottenuto quel successo straordinario che a tanti sembrava impossibile». Già l’anno scorso, aggiunge il direttore, a Torino erano tornati i grandi gruppi editoriali. Quindi, conclude: «C’è voluto molto coraggio, molta fatica, molta pazienza, e la capacità di guardare al futuro anche nei momenti difficili. Il tempo, finalmente, è di nuovo dalla nostra parte».
Bentornata Aie, dunque: è stato lo stesso Circolo dei lettori di Torino, a cui è in capo la parte culturale della manifestazione, a invitarla; e Lagioia ha sempre dichiarato che il Salone è un progetto di tutta la filiera. Ma il passato non si dimentica. Specie tra gli editori indipendenti, che si sono spesi per salvare la kermesse. Tra loro ci sarebbe preoccupazione, una certa diffidenza verso l’aie.
«Il Salone del libro — dichiara Marco Zapparoli, presidente di Adei — è la casa di tutti gli editori e quindi troviamo giusta quanto scontata la scelta dell’aie». Dalla quale, aggiunge, «ci aspettiamo rispetto del grande lavoro svolto dagli editori indipendenti. È stata l’aie, a suo tempo, a non riconoscere il valore del Salone». Bentornata allora, ma con prudenza. «L’aie — spiega Zapparoli — può dare un contributo positivo ma l’importante è lavorare insieme, evitare di arrivare a Torino con l’atteggiamento di chi dice: “Noi siamo il 90 per cento del mercato”. Auspichiamo che, sia nell’elaborazione del programma, quello generale e quello professionale, sia nella distribuzione degli stand, si mantenga un certo bilanciamento. E che prevalgano le idee migliori e forti».
«Il lavoro per le edizioni 2017 e 2018 è stato condiviso con gli editori indipendenti, i librai, i bibliotecari. Un impegno che ora si arricchisce dell’aie e resta collettivo», assicura Francesca Leon, assessora alla Cultura del Comune di Torino. Istituzione che, come la Regione, sarà nella cabina di regia insieme con il Circolo dei lettori e Lagioia, Aie e Adei, l’associazione italiana delle biblioteche e quelle dei librai Ali e Sil. «Siamo felici — aggiunge Leon — perché a Torino si ritroverà tutta l’editoria italiana, unita per lo sviluppo del settore e della promozione della lettura». «Una scelta che conferma quanto oggi la Buchmesse torinese rappresenti un evento culturale atteso, di altissimo livello e, per l’editoria nazionale e internazionale, una vetrina d’eccellenza», dice la sindaca di Torino, Chiara Appendino. «Una decisione assolutamente positiva, che conclude un ciclo complesso», secondo il presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino, e l’assessora alla Cultura, Antonella Parigi.
Soddisfatto è il ministro per i Beni Culturali, Alberto Bonisoli, che in autunno, per proteggerlo, mise sotto tutela il marchio del Salone. «La decisione dell’aie — commenta — è coerente con il clima di dialogo e condivisione degli obiettivi che stiamo cercando di creare anche al tavolo con il mondo dell’editoria». Il ministro apprezza pure il passo avanti in un’ottica di «razionalizzazione del calendario delle fiere». A questo proposito, quella di Milano — seppure in una rinnovata veste di rassegna per i Millennial, dedicata all’innovazione — non sembra aver trovato ancora la sua data. «Febbraio è un’ipotesi ma non c’è una decisione definitiva», ha detto Levi. Tanto più che, solo a un mese di distanza, a marzo, si terrebbe a Milano la fiera degli indipendenti Book Pride. «Puntare sul tema dei nuovi modi di leggere — nota Bonisoli — mi sembra una buona idea. Sono fiducioso che si troverà uno spazio». In generale, osserva, «nel mondo del libro vedo una notevole volontà di superare i problemi. E questo fa bene alla nostra editoria».
Il ministro Bonisoli «Decisione coerente con l’attuale clima di dialogo. Fiducia pure sull’evento di Milano»