Vettel & Leclerc attacco a 2 punte «Lavoreremo per la squadra ma in pista sarà lotta vera»
MARANELLO Si godono la sfilata, hanno visi distesi dopo mesi di motori spenti, pensieri e attese. Scherzano e parlano continuamente con il presidente John Elkann che siede in mezzo. Sebastian Vettel e Charles Leclerc, divisi da dieci anni e uniti dalla stessa fame agonistica. La nuova coppia rossa che fa rumore ancora prima di iniziare, c’era tanta curiosità per vederli insieme per la prima volta e salirà ancora di più quando i due si affronteranno nel primo confronto a distanza, da lunedì a Barcellona nei test.
Le dichiarazioni, come sempre succede all’inizio di ogni convivenza, sono sdolcinate e piene di bei propositi. Fair play, sorrisi e pacche sulle spalle, scopriremo presto se l’idillio continuerà. Mattia Binotto ha voluto fissare le regole del gioco, e non sono molto diverse da quelle del suo predecessore, Maurizio Arrivabene. Sì all’attacco a due punte, ma sarà Sebastian a giocare in un ruolo più avanzato con tutta la squadra al suo servizio per puntare al Mondiale. Perché è più esperto e perché al suo quinto anno a Maranello non può permettersi altri passi falsi. E per non sovraccaricare il ventunenne monegasco di pressioni inutili e lasciarlo crescere senza ansia da prestazione. Come è normale che sia dopo una promozione precocissima (Charles è il secondo pilota più giovane nella storia del Cavallino, battuto solo da Ricardo Rodriguez, 19 anni, nel 1961 corse il Gp d’italia) dopo una sola stagione di apprendistato in F1 con l’alfa. Dice il team principal che avere due così è un «sogno», a patto di saperli gestire naturalmente.
«Se sono qui è per vincere, è la mia unica missione» scandisce bene Seb sentendosi investito di tanta responsabilità.
Racconta di essersi emozionato nel vedere due giorni fa la SF90, in fondo anche per lui è un nuovo inizio. Non ci sono più l’amico Kimi Raikkonnen né Arrivabene con il quale aveva cominciato l’avventura in rosso nel 2015. Sa bene che il nuovo coinquilino è un tipo «pericoloso»: «Non ho dubbi che andrà subito veloce e che ci metterà poco ad adattarsi. L’importante sarà lavorare per la squadra, ma quando saremo in pista io vorrò essere più veloce di lui e viceversa». Prevede una lotta serrata per il titolo, nella mischia ci mette anche la Red Bull, gli domandano se quest’inverno è stato seguito da un mental coach dopo che erano circolate indiscrezioni in tal senso: «Non ne ho bisogno, per fortuna ho una famiglia che mi assiste sempre».
Leclerc invece ha sempre creduto nella forza della preparazione mentale, esercizi che ha affinato nell’academy della Ferrari nella quale è cresciuto. Fanno impressione la sua tranquillità e la sua sicurezza: «Pressione? Non la sento e non me la metto da solo. Piuttosto parlerei di emozione perché oggi vedo realizzato il sogno del bambino che voleva la macchina rossa. Ho sempre avuto un rapporto speciale con l’italia, da piccolo ho passato tanto tempo qui sui kart. Sono solo all’inizio di una grande avventura». Professa umiltà, spiega di aver tanto da imparare da Sebastian e che se fosse necessario sarebbe disposto a sacrificare anche una vittoria per il bene comune. «Non penso a lottare per il Mondiale — aggiunge — ma a crescere, poi vedremo che cosa succederà». Ma chi lo conosce non ha dubbi: spingerà dal primo momento e se capiterà anche una piccola occasione di vincere, lui se non se la farà sfuggire.