La Juve torna tutta d’un pezzo
Viviani lentissimo Prova d’efficienza in vista dell’atletico, il Frosinone si arrende in fretta
5,5 Sportiello Vero, subisce tre gol. Ma in realtà limita pure i danni, con un paio di buoni interventi.
5,5 Goldaniga Toglie palla in area a CR7, anche queste possono essere soddisfazioni. L’intervento non basta per salvare la sua serata.
5 Salamon Un paio di interventi di testa, favorito dalla sua buona statura. La stessa che lo rende quasi goffo se opposto alla rapidità degli attaccanti bianconeri.
5,5 Capuano Unico segnale di resistenza nella retroguardia del Frosinone.
5 Zampano Dalla sua parte si passa con irrisoria facilità.
6 Chibsah Scuola Juve, qualcosa al ghanese deve essere rimasto appiccicato. Vivace, senza eccessi.
5 Viviani Andamento lento, lentissimo. Sui calci piazzati non c’è da correre, ma è impreciso.
6,5 Cassata Il migliore, almeno risulta «tignoso», deciso nei contrasti, a tratti pure troppo.
5 Molinaro La notte buia dell’ex. Non ne indovina una, alla fine pare anche disorientato.
6 Ciano Almeno ci prova. Ed è l’unico tra gli ospiti.
6 Ciofani Cerca di pungere di testa, ma al collaudo pre-atletico i ritrovati Bonucci e Chiellini non gli concedono altro.
5,5 Pinamonti Entra, quando la partita è già imbrigliata e archiviata. Nessun guizzo.
5 Baroni Magari non sarà stata la serata giusta per tenere alto l’onore. Però schieramento e atteggiamento dei suoi appaiono disarmati.
Una manata violenta sul palo, la rete della porta masticata per contenere la rabbia per un altro gol sfuggito, anche se siamo appena all’inizio del secondo tempo di una partita che la Juve domina e sta vincendo 2-0 contro il Frosinone. La cartolina che la squadra di Allegri spedisce a Madrid (da uno Stadium con tanti spazi vuoti) è quella della fame di Ronaldo, qualcosa di ancestrale e di incontrollabile, come quella di un bambino dopo tre ore al campetto. È il segnale — ennesimo e definitivo — che Cristiano a 34 anni sente più che mai il richiamo della foresta della Champions.
Il gol numero 19 in campionato (come Platini nel 1985 dopo 24 giornate, ma due in meno di Charles nel 1958) arriva una decina di minuti dopo, su assist di Mandzukic da destra, con una gran girata rasoterra sul primo palo. La smorfia sul volto diventa allora un sorriso disteso e Ronaldo può uscire con largo anticipo, sedendosi due minuti in panchina per poi guadagnare in fretta il tunnel degli spogliatoi. Il check in per il Wanda Metropolitano è fatto. E anche il resto dei bianconeri ha già preparato le valigie: per la fuga in campionato, col vantaggio che sale a 14 punti in attesa di Napoli-torino di domenica sera. E naturalmente per l’attesissima sfida europea.
Dybala per la verità sembra già in volo, perché dopo due panchine di fila, una di routine e l’altra punitiva, dimostra che la cura Allegri mette le ali, come la bevanda della pubblicità. L’argentino dopo appena 6’ segna un gol magnifico, con un tiro teso di sinistro da oltre 20 metri sotto l’incrocio dei pali: la Joya non festeggiava con la sua famosa «maschera» in campionato addirittura dal 3 novembre (col Cagliari), tanto che domenica scorsa a Reggio Emilia, Ronaldo gliela aveva presa in prestito, per cameratismo, ma in fondo anche per dare una scossa all’amico. Così stavolta Paulo si diverte a imitare il «Siuuu» di Cristiano in uno scambio di esultanze, dopo il quale la squadra di Allegri può gettare definitivamente la maschera.
Perché anche la preoccupazione principale, quella che riguardava la difesa, è ormai dimenticata: Bonucci ha recuperato a tempo di record dopo la distorsione alla caviglia destra contro la Lazio e va anche a segno
Juventus Frosinone
da un passo (per il 2-0) dopo una respinta di Sportiello su Mandzukic, alzando il piedone per anticipare di un soffio la testa di Khedira. Anche Chiellini, contrariamente alle previsioni, fa un tonificante warm up di 70 minuti per ritrovare le giuste sensazioni, dopo aver abbandonato la nave per infortunio nella serata da incubo di Bergamo.
Il Frosinone, che ovviamente non è nemmeno paragonabile all’atletico Madrid, si sente comunque in dovere mostrare un po’ di «cholismo» e di testare la resistenza di caviglie e altre articolazioni juventine, venendo in parte ricambiato nello scambio di favori. Mandzukic gioca oltre mezza partita con l’avambraccio destro fasciato, dopo una brutta caduta in un contrasto con Goldaniga. Ma poi getta la benda fuori dal campo, perché non è questo il momento di mostrare segnali di debolezza: al momento giusto la Juve sembra tornata tutta d’un pezzo.