Assedio al palazzo del potere
A migliaia chiedono le dimissioni di Edi Rama Bloccati dalla polizia. La condanna della Ue
Scontri davanti al Parlamento albanese. L’opposizione in piazza contro il premier Edi Rama. La Guardia Repubblicana ha lanciato lacrimogeni sui manifestanti. Annunciata dal leader dell’opposizione Lulzim Basha una nuova protesta per questo giovedì. La condanna della Ue.
E alla fine il premier ha chiesto scusa a un artista tedesco: dopo una giornata convulsa in cui migliaia di oppositori si sono riversati nelle strade di Tirana per chiedere le sue dimissioni («Corrotto vai via, sei il Maduro d’albania»), dopo che un gruppo di increduli manifestanti era riuscito a penetrare nel palazzo del governo arrivando a pochi passi dall’ufficio del primo ministro (per poi essere ricacciati in basso dai lacrimogeni della Guardia repubblicana), Edi Rama ha chiesto scusa a Carsten Höller, l’autore del Fungo gigante multicolore danneggiato dagli incursori all’entrata del Centro per il dialogo al piano terra: «Scusa Carsten — ha scritto su Facebook il premier che dal 2013 guida i 3 milioni di nostri vicini oltre l’adriatico — questa non è l’albania, questi non sono albanesi».
Magari si trattasse soltanto del triplice fungo, o degli otto feriti lievi (due poliziotti) che fanno il bilancio provvisorio degli scontri. Le notizie di questo sabato a Tirana hanno fatto alzare molte sopracciglia nelle cancellerie di tutta Europa. Le ambasciate Ue (e anche quella Usa) hanno duramente condannato le violenze e invitato «tutte le parti» alla calma. Nella situazione attuale, ci manca solo una crisi che prenda fuoco in Albania. Nessuno ha dimenticato i primi anni Novanta: le navi stracolme di migranti, la caduta del regime comunista, la lenta e promettente apertura al mondo di un ex Paese isolato e maoista che proprio quest’anno aspetta da Bruxelles il via libera definitivo all’iter per l’adesione all’europa unita. Un assalto al palazzo del governo, espressione di un Parlamento eletto nel 2017, non è un buon biglietto da visita.
La manifestazione di ieri doveva essere la spallata definitiva contro «il governo dei teppisti», secondo il leader dell’opposizione Lulzim Basha (Partito democratico, centrodestra, 28,8% dei voti e 43 deputati su 140 nella camera unica di Tirana). Chi sono i teppisti? Il premier Edi Rama (Partito socialista, 48,3% e 74 seggi in Parlamento) ha ora buon gioco nello spostare l’attenzione internazionale dalle accuse di corruzione alle preoccupanti immagini di guerriglia arrivate dal centro di una metropoli passata in 25 anni da 200 mila a un milione di abitanti (un terzo del totale). Chi controlla la capitale controlla il Paese. Ma chi ha vinto la prova di forza di ieri? Basha che minacciava di far gettare il premier nel fiume o il premier che aveva prudentemente lasciato Tirana per un incontro pubblico a Valona? Quella decina di dimostranti arrivati a un passo dalla stanza dei bottoni hanno dimostrato la forza di una rivolta popolare o la debolezza di un’opposizione che accusa il governo di averle teso una trappola?
Per Basha e i suoi le forze dell’ordine hanno provocato i manifestanti, inducendoli ad attaccare. Non è questa la verità, ma non è tutta falsità. Per quattro ore la folla degli oppositori(50 mila, secondo gli organizzatori) arrivati in pullman da tutta l’albania hanno cercato di forzare il cordone di polizia, cominciando con il lancio di bombe molotov e pietre all’ingresso del palazzo. Sono saliti su un’impalcatura, hanno rotto finestre, una decina sono riusciti a entrare prima di essere neutralizzati dalla polizia, che ha usato gas lacrimogeni e cannoni ad acqua. La Guardia repubblicana ha giocato «come il gatto con il topo», ha commentato un cronista dell’ap, ritirandosi per poi contrattaccare. Giovedì prossimo, annunciata replica davanti al Parlamento, eletto con sistema proporzionale e sbarramento al 3%. Là i dimostranti non avranno funghi d’artista da distruggere, ma gli occhi dell’europa puntati addosso.