«Ma non è una vera rivolta di piazza Una sfida tra poteri (e sui contratti)»
«Non lasciamoci impressionare dalle immagini, questa non è una rivolta spontanea contro il potere ma una protesta organizzata nell’ambito della lotta spietata tra i due partiti principali». A parlare è Alessio Vinci, il giornalista italiano che ha lavorato a lungo nei Balcani come inviato della Cnn, coprendo la dissoluzione della Jugoslavia, la guerra in Kosovo e l’arresto di Milosevic, per poi lanciare una televisione privata in Albania per conto di un imprenditore italiano.
Niente a che vedere, dunque, con le rivolte di fine Anni 90 contro Sali Berisha?
«Piuttosto paragonerei la situazione alla lotta tra il democratico Sali Berisha e il socialista Fatos Nano. Anche l’accusa di corruzione contro il premier Edi Rama è un déjà vu come un po’ tutto in Albania. Rispetto alla fine degli Anni 90 il clima è totalmente cambiato, in quegli anni un giornalista che entrava nel Paese rischiava la vita, oggi lo accolgono con un mazzo di fiori».
Quindi le proteste non dureranno?
«No, perché sono organizzate, non frutto di una sommossa spontanea. Non dimentichiamoci che questo è un Paese che è abituato a esprimere il proprio dissenso con atti violenti».
Ma cosa ha creato la situazione di tensione e gli scontri di ieri?
«Il problema è che l’albania è molto lenta nella sua trasformazione e tutto passa attraverso grossi contratti. Finché esiste un equilibrio tra i due partiti c’è una parvenza di pace. Oggi però sia il premier, Edi Rama, che il sindaco di Tirana, Erion Veliaj, sono socialisti. Entrambi molto attivi sui social network, vicini ai giovani, cool. Mentre i democratici hanno ancora Berisha, che tutti chiamano “il nonno in pensione”. Lulzim Basha è solo un burattino di Berisha».
L’albania sta per iniziare i negoziati per una piena adesione alla Ue. Quali sono gli ostacoli?
«Il Paese ha molte risorse ambientali, coste bellissime, paragonabili alla nostra Sardegna, dove però è impossibile arrivare. C’è un grandissimo potenziale ma mancano totalmente le infrastrutture e nessuno dei due partiti vuole che l’altro si prenda il merito di aver fatto dei passi avanti. Poi c’è il problema della corruzione e c’è da chiedersi perché in un Paese così piccolo non sia stata ancora sradicata».
Il premier Rama è cauto sull’adesione alla Ue.
«Rama vuole entrare in Europa ma senza svendere l’albania all’occidente che è un Paese molto orgoglioso. Prima o poi, però, l’adesione alla Ue sarà inevitabile».