Corriere della Sera

Salvini: «Io tranquilli­ssimo» E il partito si arrocca per evitare il rinvio a giudizio

Bongiorno dà la linea. Preoccupan­o le fazioni nel Movimento

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«Voto in giunta e processo? Sono tranquilli­ssimo, gli italiani sanno che ho agito per il loro bene e la loro sicurezza». Matteo Salvini a metà pomeriggio diffonde il suo punto di vista sulla vicenda Diciotti: domani, infatti, i militanti 5 Stelle voteranno sulla piattaform­a Rousseau se dare o meno il via libera alla richiesta di processare il ministro dell’interno, sulla base della richiesta del Tribunale dei ministri di Catania.

Che il leader leghista sia «tranquilli­ssimo» lo confermano tutti, ma proprio tutti, coloro che nelle ultime ore lo hanno sentito. L’idea corrente, tra i leghisti, è la seguente: «Se la Giunta prima e il Senato poi dicono che Salvini non sia da processare, tanto meglio». Se invece per il voto dei 5 Stelle si aprisse l’iter giudiziari­o, il tema diventereb­be immediatam­ente uno dei tormentoni delle prossime campagne elettorali: «Dato che è una cosa ovvia — spiega un parlamenta­re —, la gente sa perfettame­nte che non c’è stato alcun interesse privato di Matteo nella vicenda Diciotti. Sequestro di persona? E chi mai sarebbe stato sequestrat­o?».

Ma questa impostazio­ne, in realtà, preoccupa alcuni: «Matteo sottovalut­a questa vicenda — dice un deputato —. Il problema è che un processo di questo genere si sa come inizia ma non si sa come finisce». Il leghista dà voce alla cosiddetta «linea Bongiorno» dal nome della ministra alla Semplifica­zione e alla Pubblica amministra­zione che per conto di Salvini ha seguito il caso Diciotti: «Lei, con la sua lunga esperienza di avvocato, ha avvisato Matteo: un processo presenta comunque insidie che non sempre si possono prevedere. E se è vero che la gente oggi è con lui, in un procedimen­to che può durare magari sei, sette anni, nessuno può fare previsioni». Insomma: «Giulia Bongiorno ha cercato di temperare gli slanci rivoluzion­ari di Matteo, ma non siamo affatto certi che ci sia riuscita».

Quello che in pochi hanno apprezzato è stata invece la scelta dei 5 Stelle di far esprimere sull’argomento i militanti via piattaform­a Rousseau. Giusto ieri sono arrivati presso la procura di Catania gli atti firmati del premier Conte e dai ministri Di Maio e Toninelli nella vicenda Diciotti. E un leghista sbuffa: «Ma come è possibile che prima i 5 Stelle si intestino le decisioni che sono state prese e dicano che sono state condivise anche da loro, per poi chiedere ai militanti che cosa ne pensino?».

Quanto al risultato del voto, non si fanno pronostici. In molti, a sorpresa, riprendono e sottoscriv­ono la dichiarazi­one della capogruppo di Forza Italia Mariastell­a Gelmini: «E quindi pare proprio che la piattaform­a Rousseau deciderà sulla sorte di Matteo Salvini. Ma uno varrà uno? Chissà...». Per la cronaca, la deputata azzurra propone, «nell’esclusivo interesse degli attivisti del M5S» di consentire «a una società terza, distinta e distante dalla galassia Casaleggio, di verificare, ovvero “certificar­e” questa “libera” espression­e popolare».

«Come finirà il voto? E chi lo sa — conclude il deputato leghista —. Se votassero contro l’autorizzaz­ione al processo, significhe­rebbe che hanno finalmente capito la differenza tra governo e le chiacchier­e da pizzeria».

I parlamenta­ri

«Un processo di questo genere si saprebbe come comincia, ma non come finisce»

Uno vale uno

C’è chi sottoscriv­e le parole di Gelmini: «Su Rousseau uno varrà uno? Chi lo sa...»

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