Moussa morto nel rogo della roulotte In cenere il ghetto di San Ferdinando
Reggio Calabria, gli stessi migranti parlano di «una vendetta». È la terza vittima in un anno
SAN FERDINANDO(REGGIO CALABRIA)
Nella tendopoli di San Ferdinando il fuoco uccide ancora. La terza vittima nell’arco di 13 mesi si chiamava Al Ba Moussa, 29 anni, senegalese, con permesso di soggiorno per motivi umanitari scaduto nel marzo 2018. Al Ba, per gli amici «Aldo», è morto nel sonno tra le fiamme di una roulotte sistemata tra le baracche di legno del ghetto che ospita 1.700 migranti.
Il fuoco è stato appiccato, poco dopo la mezzanotte, per «vendetta» dicono gli stessi migranti. Le fiamme hanno attaccato e distrutto anche diciotto baracche che si trovavano nelle vicinanze. Decine di migranti sono riusciti a fuggire e mettersi in salvo prima che il fuoco attaccasse i loro giacigli. Al Ba non ne ha avuto il tempo, forse perché qualcuno potrebbe aver chiuso la porta della roulotte dall’esterno.
Il giovane senegalese era stato arrestato dalla polizia di Gioia Tauro, guidata da Diego Trotta, il 31 dicembre del 2018 perché trovato in possesso di alcuni grammi di hashish. Il 16 gennaio scorso era stato scarcerato per ordine del giudice, dopo la convalida dell’arresto. La tendopoli di San Ferdinando è da sempre un luogo di spaccio. La decisione di uccidere «Aldo» potrebbe essere quindi stata presa all’interno dello stesso ghetto, forse dopo una rissa scoppiata per motivi legati allo smercio degli stupefacenti. E sarebbe legata al mondo della droga anche la fine di Surawa Jaithe, gambiano di 18 anni morto nel dicembre 2018. L’inchiesta del Commissariato di Gioia Tauro sulla vicenda sta per arrivare sul tavolo del procuratore di Palmi. Ma non basta. Qui a gennaio del 2018 morì anche la nigeriana Becky Moses, aveva 26 anni e fu avvolta, mentre dormiva, dalla fiamme appiccate per gelosia da una sua connazionale.
La terza vittima nella tendopoli di San Ferdinando per il ministro dell’interno Matteo Salvini è «un disastro annunciato. Sgombereremo la baraccopoli, l’avevamo promesso e lo faremo. Illegalità e degrado provocano tragedie».
Ieri mattina il prefetto di Reggio ha convocato il comitato per l’ordine e la sicurezza per garantire una sistemazione ai migranti. In 40 sono stati trasferiti nella tendopoli gestita dal Comune di San Ferdinando. «Questi non sono migranti che vengono dal mare e quindi è difficile trovare una soluzione» spiega don Pino De Masi, referente di «Libera» nella Piana di Gioia Tauro.
Nessuno dei migranti è disposto, infatti, ad andare via dal ghetto. Nonostante le pessime condizioni di vita e il salario da fame che riescono a rimediare. Come hanno ribadito nel corso della marcia organizzata ieri sera in onore del loro compagno morto.