Corriere della Sera

Giuseppe, la leucemia e il trapianto mai arrivato «Chi poteva donare non si è presentato»

I fratelli del neurologo morto a 40 anni a Bergamo

- Annalisa Grandi

Giuseppe Pustorino aveva 40 anni ed era medico, neurologo. Originario di Reggio Calabria, si era trasferito a Bergamo per lavorare. Aveva tanti sogni. Era volato in America per specializz­arsi, poi era tornato in Italia, pieno di entusiasmo. A luglio del 2017, durante un controllo, la scoperta della malattia: leucemia mieloide acuta.

«È stata una botta inaspettat­a» raccontano la sorella Maria Cristina e il fratello Pietro.

Ricoverato in ospedale a Bergamo, inizia da lì la ricerca di un donatore di midollo per provare a salvarlo. Dai registri mondiali spuntano due candidati: uno è in Australia e l’altro negli Stati Uniti. Ma una volta convocati per gli esami di approfondi­mento per accertare il grado di compatibil­ità, nessuno dei due si è presentato. «Non so se con quel trapianto mio fratello si sarebbe salvato — dice adesso Pietro —. Non voglio che questa sia una caccia al capro espiatorio, però quel giorno è come se mio fratello fosse morto due volte».

Alla fine Giuseppe viene sottoposto a un trapianto autologo di cellule staminali ematopoiet­iche. La malattia sembra regredire, ma le sue speranze non durano molto. Di quel donatore non si saprà più nulla e le condizioni di Giuseppe continuera­nno a peggiorare.

Sarà la sorella Maria Cristina, mesi dopo, a donare il suo midollo (compatibil­e al 50 per cento), come avviene ogni anno in Italia in circa ottocento situazioni. «Giuseppe era un grande salutista, stava attento a tutto» racconta oggi lei. «Nessuno di noi pensava che sarebbe avvenuto tutto così rapidament­e», aggiunge. Le cure, gli appelli, non servono a salvarlo e il 28 novembre Giuseppe muore.

«Non ci sono parole per esprimere quanto sia grande il vuoto che ha lasciato. Ha combattuto questa battaglia con forza e coraggio, aggrappato alla vita. Per lui, ogni giorno valeva la pena di essere vissuto e tutto ciò che c’era al mondo era una meraviglia solo per il fatto stesso di esistere. Questa era la sua filosofia di vita, questo il suo grande insegnamen­to. Il suo sorriso, la sua gioia di vivere, il suo altruismo non li dimentiche­remo mai» si legge nella pagina Facebook che era stata creata a suo tempo per aiutare Giuseppe.

«A volte penso che sia stato meglio così, che se ne sia andato senza soffrire per anni, senza sperare di guarire» prosegue Maria Cristina.

«Di leucemia si muore, e non se ne parla abbastanza», va avanti Pietro. Ancora oggi, a distanza di cinque anni dalla diagnosi sopravvive soltanto il 20 per cento degli ammalati. «Vorrei che tutti capissero quanto è importante donare il midollo, perché per moltissimi malati è quella l’unica reale speranza di sopravvive­nza».

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Neurologo Giuseppe Pustorino, 40 anni, era originario di Reggio Calabria, ma si era trasferito a Bergamo per lavoro

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