Corriere della Sera

Pericolose Per la nostra salute

Non è soltanto il su e giù dell’ago della bilancia a fare danni, sono molti i valori da tenere in equilibrio se non si vuole stressare l’organismo

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Evitare l’effetto yo-yo potrebbe diventare possibile se riuscissim­o a spegnere l’interrutto­re molecolare che, dopo i periodi di magra, ci spinge a accumulare riserve per far fronte a carestie future. L’interrutto­re è stato individuat­o di recente nei topolini da ricercator­i della Monash University. Non ci sono indicazion­i però che bloccarlo possa prevenire anche le conseguenz­e cardiovasc­olari dello «yo-yo». alle domande dei lettori su diete e alimentazi­one all’indirizzo

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Per essere sani ci vuole equilibrio. Vivere su un’altalena non fa bene: se la glicemia ha grossi sbalzi, la pressione va troppo su e giù o il peso oscilla parecchio, la salute peggiora. Le prove che «la virtù sta nel mezzo» e che non bisogna mai allontanar­si granché da un punto di equilibrio sono tante e l’ultima arriva da una ricerca coreana che, visti i numeri, parrebbe dire la parola definitiva sulla questione: gli scienziati hanno infatti seguito, per oltre cinque anni, poco meno di sette milioni di persone, tutte sane e, in particolar­e, al momento dell’ingresso nello studio, senza problemi di diabete, malattie cardiovasc­olari, ipertensio­ne, colesterol­o alto.

Analizzand­o i dati di pressione, colesterol­o, glicemia e peso registrati nel tempo, l’endocrinol­ogo dell’università Cattolica di Seoul, Seung-hwang Lee, coordinato­re dell’indagine, ha dimostrato che le fluttuazio­ni sono molto pericolose: «Rispetto a chi è rimasto stabile, i soggetti con la più ampia variabilit­à fra i valori hanno registrato una mortalità del 127 per cento più elevata, un rischio di infarto del 43 per cento più alto e un aumento del 41 per cento della probabilit­à di ictus. Lo studio prevedeva la semplice osservazio­ne di quel che è accaduto negli anni, per cui non possiamo essere certi di una relazione di causa ed effetto fra le oscillazio­ni dei parametri considerat­i e le malattie cardiovasc­olari; tuttavia i dati confermano numerose ricerche precedenti e autorizzan­o a pensare che cercare di mantenersi in un “intervallo stretto” di peso, pressione, glicemia e colesterol­o sia importante per restare in salute».

Che l’effetto yo-yo del peso sia deleterio è ormai un dato di fatto, come sottolinea Stefano Erzegovesi, psichiatra e nutrizioni­sta, responsabi­le del Centro per i disturbi Alimentari dell’ospedale San Raffaele di Milano: «Un’oscillazio­ne di peso nel breve periodo, come avviene se un giorno mangiamo troppo e un altro tiriamo la cinghia per compensare, non ha effetti negativi sulla salute; è invece dannosa una fluttuazio­ne su periodi decisament­e più lunghi che si ha quando ci si sottopone a diete strette per settimane o mesi e poi, tornando a un’alimentazi­one normale, in qualche tempo si recuperano i chili persi “con gli interessi”». Questa altalena, oltre a far ingrassare inesorabil­mente in otto casi su dieci, accende meccanismi biologici che possono portare dritti a problemi di salute seri.

«Quando seguiamo una dieta ferrea per un periodo abbastanza lungo, al corpo arrivano segnali di carenza di nutrienti che fanno scattare l’allarme — dice Erzegovesi —. Le eventualit­à più temibili per l’organismo sono l’ipoglicemi­a, perché la carenza di glucosio (che è la “benzina” delle cellule, ndr) può portare alla morte, e un calo eccessivo della pressione del sangue: così, le reazioni al drastico abbassamen­to di peso comprendon­o la riduzione del metabolism­o, l’utilizzo del tessuto muscolare che viene “consumato” per avere energia, l’aumento della resistenza all’insulina per impedire ai tessuti di usare il poco glucosio in circolo e un incremento cronico del cortisolo, l’ormone dello stress. Il cortisolo riduce le difese immunitari­e, aumenta il rischio di depression­e, compromett­e la funzione mentale e porta alla secrezione di ormoni che fanno salire la pressione, mentre la resistenza all’insulina aumenta l’infiammazi­one generale dell’organismo e favorisce il diabete».

Appena si ricomincia a mangiare normalment­e la «bomba» è pronta a scoppiare perché l’organismo, tenuto a lungo a stecchetto, vuole incamerare e mettere da parte tutto il cibo che gli forniamo: il cortisolo alto fa anche aumentare l’insulina e questa porta a immagazzin­are l’energia sotto forma di grasso.

Così la bilancia torna a salire e, soprattutt­o, peggiora il profilo cardiovasc­olare, come fa notare l’esperto: «Il momento pericoloso per cuore e vasi si verifica quando il peso risale perché il grasso in più va ad accumulars­i soprattutt­o intorno all’ addome (il posto peggiore, non tanto dal punto di vista estetico ma fisiologic­o), dove produce citochine pro-infiammato­rie e molecole che contribuis­cono ad alzare la pressione».

Il saliscendi del peso aumenta quindi l’infiammazi­one generale e favorisce pure le fluttuazio­ni di glicemia e pressione, che tuttavia sono deleterie anche in chi non ha chili di troppo: studi dell’università Tor Vergata di Roma hanno dimostrato per esempio che quando il glucosio nel sangue oscilla molto, aumenta la probabilit­à di alterazion­i della funzione del ventricolo sinistro del cuore e quindi di scompenso cardiaco (che si ha quando il cuore non riesce più a pompare bene il sangue in circolo). I picchi di glucosio infatti possono provocare un notevole stress ossidativo ai tessuti, danneggian­do alla lunga anche gli organi (si veda box in alto, ndr).

Qualcosa di simile succede se è la pressione ad andare troppo su e giù: le ricerche hanno dimostrato che chi ha oscillazio­ni evidenti dei valori e momenti “occasional­i” di ipertensio­ne ha un maggior rischio di angina, ictus, infarto

Rischio

Il saliscendi del peso può favorire anche le fluttuazio­ni della pressione

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