PER PREVENIRE L’OSTEOPOROSI SERVE FARE LA MOC E PRENDERE FARMACI PRIMA DEI 50 ANNI?
Ho 45 anni e visto che ho un’importante familiarità per osteoporosi e fratture ho fatto una Moc e ho scoperto di avere anch’io l’osteoporosi, nonostante non sia ancora in menopausa. Secondò lei devo assumere farmaci? Devo rivolgermi a un centro specialistico? Il mio medico mi dice che non è importante e che basta assumere vitamina D? Posso stare tranquilla? Mia mamma e mia zia si sono fratturate e oggi assumono farmaci per prevenire le fratture. Si fa un gran dire di fare prevenzione, ma nessuno mi avrebbe detto di fare una Moc se non lo avessi deciso io di testa mia.
Definiamo, innanzitutto che cosa significa «prevenire le fratture da fragilità». Per farlo, dobbiamo definire quanti e quali sono i livelli di prevenzione. In questo caso sono tre: primaria, secondaria e terziaria.
In un secondo tempo parleremo delle strategie da utilizzare nelle varie situazioni cliniche.
La prevenzione primaria si basa su una normale assunzione di calcio con la dieta (in merito può consultare il calcolatore di calcio su www.fondazionefirmo.com), su un’esposizione giornaliera alla luce solare (per permettere una adeguata sintesi di vitamina D) e, infine, su un’attività fisica regolare. Tutti, malati e sani, bambini e anziani, uomini e donne devono seguire queste semplici regole per tutta la vita per non rischiare di sviluppare l’osteoporosi. La prevenzione secondaria dev’essere invece attuata da chi è più a rischio: donne in menopausa e parenti diretti di persone affette da osteoporosi e fragilità ossea, attraverso la valutazione del rischio di fratturarsi (misurazione della densità minerale ossea con la Moc e somministrazione della carta FRA-HS un test che serve, appunto, a valutare il pericolo di fratture). La prevenzione terziaria consiste, infine, nel trattare pazienti che hanno già sofferto di una o più fratture da fragilità.
Le strategie di prevenzione si basano pertanto su stile di vita, somministrazione di vitamina D a chi è in età avanzata, uso di farmaci che prevengono le fratture da fragilità.
Questi ultimi includono medicinali antiriassorbitivi e osteoformativi, che vanno prescritti in base al metabolismo osseo del singolo paziente.
Veniamo ora al suo caso. Lei è una donna non ancora in menopausa con una familiarità per fragilità ossea.
Forse il suo medico di famiglia doveva essere il primo a valutare il suo rischio genetico (sulla base della familiarità per fragilità ossea) e a decidere quando effettuare la MOC, anche se, leggendo i criteri dettati dai Livelli essenziali di assistenza (Lea) sia esami diagnostici sia farmaci sono riservati alle donne in menopausa.
Inoltre non sappiamo nulla della sua storia clinica precedente, nè di quella attuale.
Ad esempio ha sempre assunto calcio con la dieta? Si espone poco alla luce solare? Ha sofferto di lunghi periodi di amenorrea (assenza di mestruazioni, ndr) ? Si è già fratturata in precedenza? Soffre di dolori alla schiena? Ha sofferto di malattie endocrine o reumatiche ? Ha fatto uso di cortisonici? Sono solo alcune delle tante le domande che dovrebbero essere poste e queste informazioni sono importantissime per decidere sul da farsi e intervenire di conseguenza in senso diagnostico e terapeutico.
Quali sono gli ostacoli affinché questo avvenga? Prima di tutto culturali, perché la fragilità ossea non è ritenuta un problema nelle età più giovani. Sono l’osteoporosi postmenopausale e senile a farla da padrone e dubito che qualcuno abbia mai valutato il suo rischio di fratturarsi.
Inoltre assumere vitamina D nel suo caso prevederebbe una misurazione dei livelli circolanti prima di intervenire. La vitamina D da sola, poi, non è in grado di prevenire le fratture da fragilità e ogni prescrizione di farmaci approvati per l’osteoporosi se fatta prima del periodo menopausale non può essere rimborsata dal Servizio sanitario nazionale. La situazione come vede non è affatto semplice.
Le conclusioni che possiamo trarre sono: l’osteoporosi è un problema spesso sottovalutato dagli operatori sanitari e dai pazienti (lei è un’eccezione). La prevenzione secondaria viene spesso trascurata e quella terziaria è riservata ai pazienti che si sono già fratturati (e spesso non è garantita nemmeno a loro).