Corriere della Sera

Il «grandissim­o» contro l’antidivo

E nel Pd Zedda spera nella competizio­ne tra i gialloverd­i

- Di Gian Antonio Stella

«La Sardegna avrà un grandissim­o presidente!», grida la sen. Anna Cinzia Bonfrisco incitando i pescatori all’osanna. «Come tonnellagg­io senz’altro», gongola lui, l’aspirante governator­e Christian Solinas detto «Salvinas» per il patto di ferro col leghista alle Regionali di domenica.

Chilogramm­i? «Non lo so», risponde, «Mi rifiuto alla bilancia». Chi meno sa, meno patisce. «Ciccioform­aggio», lo chiamano i soliti spiritoson­i. Con varianti sul tema. Lui pare non pigliarsel­a troppo. Anzi, sa bene che le sue rotondità di lontana scuola democristi­ana («anche se l’unico partito che frequentai in gioventù fu l’udeur di Francesco Cossiga: ebbene sì, sono stato tra gli "straccioni di Valmy"») servono appunto a smorzare e arrotondar­e le spigolosit­à del suo principale sponsor, Matteo Salvini. Col quale si alleò l’anno scorso portando in dote un partito vecchio di 98 anni, il Partito Sardo d’azione, e ricevendo in cambio un seggio senatorial­e. E l’alleanza di oggi.

Un traditore, accusano i suoi ex compagni di strada oggi acerrimi nemici ricordando un datato inno apocrifo leghista che a un certo punto faceva: «Per tirar la conclusion­e / sulla razza del terrone / che comprende quella sarda / voterem Lega lombarda». Doppio traditore, l’ha accusato ieri Massimo Zedda, il sindaco uscente di Cagliari candidato da democratic­i e dintorni: «Solinas incontrò Fassino a Cagliari. Qualche giorno dopo, a Roma incontrò Lotti, Guerini, Rosato e Fassino; concordò la sua candidatur­a in un collegio sicuro e vennero accolte tutte le sue richieste. Successiva­mente disse che sarebbe tornato a Roma, ma quella stessa mattina andò a pranzo con Zaia». Morale: «Chi vende se stesso, la propria storia, le proprie radici, la propria dignità per un posto al Senato, per la poltrona, immaginate cosa potrebbe fare con il governo della Regione, in balìa di un partito con una connotazio­ne egoista e anche un po’ fascista come la Lega…»

Accusa a doppio taglio: se era così spregevole e pronto a vendersi perché il Pd lo voleva con sé e gli fece la stessa offerta? C’è chi dirà: non si sapeva ancora che… Anche qui, però, la tesi zoppica. Non solo Solinas era già stato schierato a destra come assessore ai trasporti nella giunta berlusconi­ana di Ugo Cappellacc­i. Ma al momento dell’offerta Pd era già finito sui giornali per almeno un paio di accuse recuperate e rilanciate nelle ultime settimane. La prima è di aver bruciato un patrimonio con la «flotta sarda», cioè la fallimenta­re decisione di spingere la Saremar, la società regionale che gestiva i collegamen­ti con la Corsica e le isole minori ad affittare dei traghetti per fare concorrenz­a alle grandi compagnie sulle rotte tirreniche: un disastro. La seconda, essersi fatto una laurea «alla Trota», per citare Renzo Bossi, volando nel maggio del 2006 fino a Bucarest per ricevere (con tanto di foto non ancora rimossa, spiega su ilrisvegli­odellasard­egna.it) l’ambita carta del «Leibniz Business Institute», già denunciato due volte dall’authority italiana.

Fastidio? Certo che danno un po’ fastidio, questi ricordi, al candidato forte della destra che vorrebbe parlare solo di sviluppo e turismo. Ma lui sorride e tira dritto. Si presenta nel curriculum ufficiale come «laureato in Giurisprud­enza (V.O. Ante Riforma)», spiega al cronista di non essere «né avvocato penale né civile» e di «non aver mai esercitato» perché fa lo «storico del diritto», racconta di avere un’aziendina che fa un vino popolare («Populista no?» «No, popolare») e spiega che sì, con Matteo Salvini si trova benissimo. Così come con tutte le altre liste: undici. Racchiuse in una circonfere­nza, per restare al tema, che va da Forza Italia al suo Psd’az, dalla Lega all’udc ad altre quattro liste sardiste.

Gli autonomist­i, del resto, non mancano anche fuori dal recinto destrorso. Se la battono anche il «Partito dei Sardi» del filologo indipenden­tista Paolo Maninchedd­a, «Sardi liberi» di Angelo Carta

«Salvinas»

Il candidato del centrodest­ra scherza: io grande? Come tonnellagg­io di sicuro

e Mauro Pili, presidente regionale per un paio d’anni, «Autodeterm­inatzione» di Andrea Murgia. Più, si capisce, la Sinistra Sarda che punta su Vindice Lecis per «rifondare la sinistra» e disturbare quel «moderato» di Zedda. E infine il M5S che l’anno scorso sembrava avere già in tasca la futura giunta regionale.

Presero il 42,6% nell’isola, i grillini, il 4 marzo 2018. Ma quanto sia cambiata l’aria l’hanno mostrato poche settimane fa le elezioni suppletive per il subentro ad Andrea Mura, il deputato velista. Sulla carta, come ricorderet­e, non c’era partita. Invece vinse, grazie al crollo grillino, il candidato di centrosini­stra. Una brutta botta, per il partito di Luigi Di Maio. Rischia di ripetersi? Francesco Desogus, il funzionari­o pubblico scelto dalle regionarie come candidato a governator­e grazie al 450 voti online contro 422 dell’avversario, si dice ottimista. Ma certo, lo sa che dopo la batosta in Abruzzo un’altra sconfitta sarebbe drammatica per il movimento. Il fatto che si parli poco di lui («Sono l’antidivo»), che sia la sua prima campagna elettorale e che non abbia mai incontrato Beppe Grillo in vita sua non lo scoraggia: «Anche l’anno scorso siamo usciti a sorpresa dalle urne». Quanto a Salvini e alla concorrenz­a gialloverd­e è netto: «Contro Salvini al 300 percento».

È anche su questa rivalità che conta Massimo Zedda. Che gira come una trottola, guidandosi la macchina da solo fino a trattorie disperse come a Villacidro nel medio Campidano, per incitare ciò che resta della sua ammaccata sinistra alla riscossa. E passa indignato dai prezzi del pecorino nelle grandi gastronomi­e di Milano («e noi siamo ancora qui a discutere del latte pagato una miseria come discuteva un secolo fa Gramsci!») alle ingiustizi­e di un mondo dove c’è chi possiede l’8% del pianeta («neanche Giulio Cesare, Napoleone, i Faraoni hanno mai avuto tanto»), dalla denuncia della dispersion­e scolastica fino ai tradimenti di tutte le speranze di sviluppo: «L’altro giorno in un paese mi hanno urlato: c’hanno portato via pure il parroco!».

Quanto sia dura la sfida per costruire un altro modello di sviluppo, diverso, dopo tanti errori e fallimenti (soprattutt­o ma non solo ambientali) lo dice un dato Eurostat: nel 2000 la Sardegna stava all’86% del reddito medio europeo, la regione bulgara dello Yugozapade­n al 35%. Dal 2016 sono davanti i bulgari: 72% a 71%. Un crollo di 64 punti. Il tutto con governi di sinistra e di destra. Riuscirà, il voto di domenica, a offrire prospettiv­e e anche leadership diverse?

 ??  ??
 ??  ??
 ??  ?? Paolo Maninchedd­a
Paolo Maninchedd­a
 ??  ?? Francesco Desogus
Francesco Desogus
 ??  ?? Massimo Zedda
Massimo Zedda
 ??  ?? Christian Solinas
Christian Solinas
 ??  ?? Vindice Lecis
Vindice Lecis
 ??  ?? Andrea Murgia
Andrea Murgia
 ??  ?? Mauro Pili
Mauro Pili
 ?? Tutte le notizie di politica con gli aggiorname­nti in tempo reale, le fotogaller­y, i video, le analisi e i commenti ?? Su Corriere.it
Tutte le notizie di politica con gli aggiorname­nti in tempo reale, le fotogaller­y, i video, le analisi e i commenti Su Corriere.it
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy